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La Conferenza sul Futuro dell’Europa: dibattito sulle prospettive future.

La crisi economica del 2008, quella migratoria scatenata dalle Primavere arabe e dalle guerre in Libia e in Siria, la crisi dura e profonda generata negli ultimi 18 mesi dalla pandemia Covid-19 hanno visto emergere sempre più posizioni cosiddette euroscettiche, finanche nei Paesi fondatori dell’Unione Europea. I partiti che mettono in discussione le fondamenta del processo di integrazione europea, hanno acquistato rapidamente consenso e voti.

All’orizzonte si addensano non poche nuvole. In primis, l’UE ha dimostrato in questi anni una difficoltà a dialogare in maniera efficace con i grandi attori internazionali. Si pensi alle complesse dinamiche con la Cina di Xi, partner commerciale fondamentale per l’Europa che, tuttavia, adotta politiche assolutamente discutibili in materia di lotta ai cambiamenti climatici e rispetto dei diritti umani fondamentali. Si pensi alle relazioni con la Turchia, candidata all’ingresso nell’UE che, tuttavia, sta progressivamente abbandonando la laicità che aveva contraddistinto il Paese negli ultimi decenni, in favore di una ritrovata radicalità religiosa e che ha avuto un ruolo dubbio nella guerra in Siria, continuando comunque a ricevere milioni di euro di supporto dall’Unione Europea per accordi commerciali e per la gestione dei migranti nella rotta balcanica.
Si consideri il riacuirsi delle tensioni tra Russia e Ucraina, in cui l’UE sta attualmente giocando un ruolo marginale, nonostante il rischio arrivi dai confini dell’Europa orientale, allineandosi alle posizioni degli Stati Uniti di Biden e a quelle della NATO.

Si consideri anche la gestione dei flussi migratori, nella quale l’Unione Europea non è riuscita a fare sintesi tra le diverse necessità degli Stati membri, in particolar modo di quelli più esposti al fenomeno come Italia, Grecia e Spagna. Nonostante il nuovo Patto sulla Migrazione e l’Asilo, promosso dal Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, il braccio di ferro tra i Paesi europei non sembra avere fine. In una lettera inviata alla Commissione Europea ed alla presidenza di turno del Consiglio UE nel mese di ottobre 2021, ben dodici governi nazionali hanno chiesto il finanziamento di nuove misure per difendere i confini esterni: Austria, Cipro, Danimarca, Grecia, Lituania, Polonia, Bulgaria,

Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia e Repubblica Slovacca. Non solo i Paesi del cosiddetto gruppo di Visegrad, dunque, ma anche quelli a guida socialista, come la Danimarca, o cristianodemocratica, come la Grecia. Inoltre, le recenti elezioni tedesche hanno “spodestato” la CDU, il partito di Angela Merkel, dopo più di 20 anni al potere ed ora appare incerto il ruolo che la Germania saprà ricoprire negli anni a venire, dopo aver rappresentato l’ago della bilancia europea per qualche decennio.

Sul piano delle difficoltà che sta vivendo l’UE si deve necessariamente annoverare la sentenza emessa nel mese di ottobre 2020 dalla Corte Costituzionale polacca, rivoluzionaria poiché per la prima volta uno Stato membro ha stabilito la superiorità delle leggi nazionali rispetto a quelle comunitarie, mettendo in crisi il principio di primazia del diritto europeo. Sul primato del diritto europeo sono molte le sentenze dubbie emesse da Corti supreme degli Stati membri; anche nei confronti della Germania è stata aperta una procedura di infrazione, tutt’ora in corso. La Commissione Affari Costituzionali (AFCO) del Parlamento Europeo ha recentemente commissionato uno studio per valutare il comportamento delle corti nazionali circa il rispetto della normativa UE e delle sentenze della Corte Europea di Giustizia. Raccomandazione finale è quella di far valere con forza il primato del diritto comunitario, quale pilastro fondamentale dell’UE stessa. 

Da alcuni euroscettici l’Unione Europea viene oggi definita come il gigante burocratico con i piedi d’argilla. La sfida dell’integrazione impone scelte coraggiose e lungimiranti. Per questo, nel 2020 l’Unione Europea ha varato il piano NextGenerationEU, inteso come un'opportunità unica per permettere agli Stati membri, e quindi all’UE stessa, di uscire dalla pandemia più forti e coesi. Il piano NextGenerationEU ed il bilancio a lungo termine dell’UE saranno gli strumenti fondamentali per la ripresa dell’Europa e vedranno uno stanziamento di 2018 miliardi di euro a prezzi correnti, il più ingente pacchetto di misure mai varato dalle istituzioni comunitarie. Gli investimenti supporteranno gli interventi volti a rendere l’Europa più ecologica, digitale e resiliente.

Oltre a “ricostruire” la solidità economica dell’UE, appare fondamentale rinsaldare il legame tra i cittadini e le istituzioni. Per questo, il 9 maggio 2021, in occasione della Festa dell’Europa, il Presidente della Commissione Europea Ursuala von der Leyen e l’allora Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli - purtroppo recentemente scomparso a causa di una grave malattia - hanno lanciato la Conferenza sul Futuro dell’Europa con l’obiettivo (almeno teorico) di creare uno spazio d’ascolto dei cittadini, chiamati a ragionare sulle sfide e sulle priorità dell’Europa. Entro la primavera di quest’anno dovrebbero essere presentati i risultati, benché in questi mesi il reale impatto che le consultazioni hanno avuto negli Stati membri sembra essere piuttosto deludente. In Italia, sono poche, sporadiche e mal organizzate le attività fin qui organizzate.

La strada per una vera Europa dei Popoli appare ancora in salita ma è dalle crisi profonde che possono nascere delle nuove eccezionali possibilità. La capacità di garantire una rapida ripresa economica e di gestire idoneamente la fase finale della pandemia rappresenteranno certamente due fattori chiave per un nuovo impulso, condiviso anche dai cittadini europei.