La Francia mostra i muscoli, Conte e i suoi si mettono in un angolo. I confini tra Italia e Francia, nella zona del massiccio del Monte Bianco, sono oggetto di una controversia internazionale. Il tiro alla fune riguarda la cima del Monte Bianco e la zona del Colle del Gigante – Punta Helbronner, di rilievo per l’Italia perché punto di arrivo della funivia proveniente da Courmayeur. E perché sito dello storico Rifugio Torino. Una questione che sembra abbiano voluto risolvere unilateralmente i comuni di Chamonix e di Saint-Gervais. Prima hanno bloccato i tornelli che permettevano l’accesso al Ghiacciaio del Gigante. Poi, il 27 giugno del 2019 hanno vietato il sorvolo in parapendio in tutta la zona circostante la vetta. In questo modo hanno invaso anche il territorio che ricade sotto la sovranità italiana. In poche parole la Francia si è annessa così un piccolo ma significativo pezzo di Val d’Aosta. E ha fatto carta straccia degli accordi del 1860 che lasciavano all’Italia la sovranità di Punta Helbronner.
Monte Bianco, interrogazione di Lollobrigida
A porre l’attenzione sulla vicenda è stato il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida. Il 21 agosto 2019 ha presentato un’interrogazione urgente al presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte e al ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Ha chiesto quali iniziative intendessero intraprendere «per tutelare l’interesse nazionale e la sovranità dello Stato italiano nelle aree del Monte Bianco». Inoltre, quali «per supportare le istituzioni territoriali coinvolte nella gestione dei problemi amministrativi ed economici relativi alle attività turistiche, sportive ed alpinistiche che si svolgono in quelle zone nevralgiche per l’accesso al massiccio e alla vetta del Monte Bianco». Infine, «per giungere alla definitiva risoluzione di un contenzioso diplomatico che si trascina ormai da oltre 70 anni». Periodo, questo, durante il quale l’Italia «ha sempre subito le iniziative unilaterali ed arbitrarie dalle autorità francesi».
La risposta dei francesi
Richieste ben precise e circostanziate. Che però non hanno sortito alcuna reazione da parte del Governo per più di un anno. La risposta è arrivata solo pochi giorni fa, il 12 ottobre 2020. E ha dell’incredibile per la vacuità dei contenuti. A fornirla è stato il sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri, Ivan Scalfarotto. Ha liquidato la questione con una difesa d’ufficio, affermando che la Farnesina tramite l’ambasciata a Parigi ha subito proceduto a rappresentare formalmente e con fermezza alle autorità francesi, la tradizionale posizione italiana riguardo ai confini». Da Parigi, per ora, è arrivato solo il riconoscimento che «il provvedimento amministrativo delle autorità locali adottato a giugno scorso verte su una zona geografica che costituisce da svariati decenni l’oggetto di un contenzioso tra Francia e Italia». In aggiunta, la disponibilità di «affrontare la questione nel quadro della Commissione mista per la manutenzione del tracciato dei confini». In pratica i francesi hanno preso tempo buttando la palla in tribuna in attesa di capire la prossima mossa italiana. Nel frattempo il Rifugio Torino, con la compiacenza del Governo Conte, è passato in mano ai transalpini.
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