Qual è lo stato dell'arte della mobilità elettrica in tutta l'Unione Europea?...
Che le automobili come le abbiamo sempre conosciute siano un grosso problema dal punto di vista climatico è una notizia ben nota.
Le emissioni che queste producono, infatti, contribuiscono fortemente al peggioramento dell’aria che respiriamo nelle nostre città e danno una grossa spinta al processo di riscaldamento globale che tanto scongiuriamo.
Come fare, allora, a invertire la rotta e andare verso un futuro più green e sostenibile a livello europeo e globale?
La risposta è semplice: mobilità elettrica.
Come suggerisce il nome, per mobilità elettrica si intendono tutti quei dispositivi che sfruttano per muoversi sfruttano un processo di trasformazione dell’energia elettrica in energie meccanica attraverso l’uso di specifiche batterie litio-ioni.
Automobili, monopattini, scooter: sono tantissimi i veicoli che sfruttando questo principio stanno riuscendo a cambiare la nostra concezione di mezzo di trasporto popolando sempre di più gli spazi urbani che viviamo.
Le auto elettriche, per esempio, sono la grande rivelazione di questo futuro che verrà.
Secondo la società di consulenza McKinsey, già nel 2018 circolavano già 2 milioni di vetture elettriche in tutto il mondo, soprattutto in Cina.
Oggi, nel 2021, sono oltre 5 milioni le auto elettriche che si spostano ogni giorno ovunque nel mondo, ma com’è esattamente la situazione nel Vecchio Continente?
Sebbene il dato riportato dall’Acea, ovvero l’Associazione dei costruttori automobilistici europei, sia nel complesso positivo, è facile intuire che l’Europa non avanzo in modo uniforme sulla via della mobilità elettrica, tanto che ci sono notevoli differenze tra un Paese e l’altro.
Come è ovvio aspettarsi, il Nord Europa è significativamente più avanti sul fronte della mobilità elettrica (più incentivi, più automobili, più stazioni di ricarica), ma si registra anche una significativa differenza tra Europa occidentale e orientale.
Gli stati dell’est, infatti, hanno ancora molta strada davanti a loro in termini di mobilità elettrica.
In sostanza, pare che i paesi economicamente più forti abbiano decisamente meno difficoltà ad affrontare questa transizione poiché capaci di garantire interessanti incentivi a chiunque decida di comprare un mezzo elettrico.
La Norvegia è un esempio particolarmente virtuoso in questo senso: oltre ai classici incentivi sull'acquisto, infatti, sono stati introdotti sistemi di sconti ed esoneri che hanno reso il posesso di un mezzo elettrico vantaggioso e appetibile, trasformandosi in vero e proprio boom di acquisti.
Dove questo sistema di sovvenzioni e agevolazioni manca, il numero di auto elettriche in circolazione cala drasticamente, come succede in Polonia, Romania, Ungheria, Grecia, Estonia e Lettonia.
Sono 26 su 27 le nazioni dell’UE che hanno scelto di applicare delle misure ad hoc per incentivare l’acquisto di mezzi elettrici.
Sebbene questo sia un ottimo dato, ciò che potrebbe lasciare perplessi è il dato riguardante la provenienza delle vendite e delle immatricolazioni: il 98% di queste, infatti, è avvenuto in 14 paesi facenti parte della Comunità Europea (in aggiunta ai dati di UK e Norvegia).
Quindi, nonostante ci siano agevolazioni e facilitazioni praticamente ovunque in Europa, perché in alcuni stati la mobilità sostenibile attecchisce più che in altri?
In primis, uno dei fattori determinanti sono le infrastrutture presenti sul territorio capaci di favorire l’uso di queste auto, come per esempio le colonnine di ricarica. Gli stati capaci di adeguarsi velocemente a questa nuova modalità di rifornimento hanno registrato un effettivo incremento di vendite poiché capaci di garantire il sostegno adeguato agli automobilisti che hanno scelto l’elettrico.
Interessante è anche il dato relativo all’utenza a cui sono stati destinati gli incentivi: molti Stati, infatti, hanno scelto di destinare queste agevolazioni solo a privati, lasciando escluse da questo discorso tutte le aziende e le relative flotte, frenando notevolmente la diffusione delle e-car.
La rotta, però, può essere invertita da alcuni trend cruciali.
Uno è sicuramente rappresentato dalle sovvenzioni dei programmi di recovery fund: l’UE sta organizzando iniziative specifiche studiate per tutti i Paesi che permetteranno di convertire i fondi in apposite agevolazione da destinare al mondo automotive in chiave sostenibili, con le auto elettriche al primo posto.
Il secondo è, senza dubbio, la questione che riguarda il Green Deal europeo, ovvero tutta quella serie di misure finalizzate ad azzerare le emissioni entro il 2050 seguendo degli step precisi.
I Paesi comunitari dove attualmente la mobilità elettrica non è una solida realtà saranno costrette a recuperare il tempo perso, diventando mercati incredibilmente profittevoli per i produttori.
In Italia i dati relativi alla circolazione dell’elettrico non sono esattamente incoraggianti: secondo l'International Council on Clean Transportation solo il 3% delle immatricolazioni riguarda auto elettriche.
Con il Decreto Rilancio di luglio 2020, per esempio, sono stati introdotti incentivi specifici per l’acquisto di veicoli ad emissioni ridotte attraverso l’impiego del famoso ecobonus.
Ingenti contributi sono arrivati anche per i mezzi destinati al trasporto di persone (da 6.500€ a 10.000€).
I milioni stanziati per questa operazione sono 150 milioni di euro per il 2020 e 200 milioni per il 2021.
Ciò che invece risulta mancare all’appello sono gli investimenti relativi alle infrastrutture di ricarica, nodo cruciale per l’avvio di una mobilità elettrica su scala nazionale: gli incentivi, infatti, sono davvero molto pochi e le colonnine risultano poco diffuse sul territorio italico, soprattutto nelle zone del Sud.
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