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Le ragioni di Giorgia Meloni e dei conservatori nel dire no a Mario Draghi

Come spiega l’intellettuale conservatore Francesco Giubilei sul Conservatives Global, Fratelli d’Italia è, dunque, l’unica coerente opposizione ad una maggioranza composita...

Mario Draghi è il nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri italiano. Ha ricevuto la fiducia da entrambe le Camere, appoggiato da tutto l’arco parlamentare, ad esclusione di Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni è stata l’unica a rispondere un chiaro e deciso “no” al Governo trasversale voluto dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e affidato nelle mani dell’ex Presidente della BCE Mario Draghi.

Come spiega l’intellettuale conservatore Francesco Giubilei sul Conservatives Global, Fratelli d’Italia è, dunque, l’unica coerente opposizione ad una maggioranza composita, che vede oggi tra Ministri e Sottosegretari esponenti della Lega e del PD, di Forza Italia e del Movimento 5 Stelle, di Italia Viva e Articolo Uno, oltre a tecnici in alcuni posti chiave. Forze politiche e personalità che sembra assai difficile possano trovare un accordo su questioni come la gestione dei flussi migratori, le riforme del mondo del lavoro, la gestione della crisi pandemica avendo espresso, fino ad ora, soluzioni diametralmente opposte.

Sulla decisione di Giorgia Meloni, Presidente di Fratelli d’Italia e del Partito dei Conservatori e Riformisti Europei, tanto si è detto in questi giorni. Opportunismo, calcolo politico, pochi quelli che hanno sottolineato il coraggio e la coerenza di questa posizione. Eppure, il leader della destra italiana ha rivendicato con orgoglio la scelta fatta, e più volte espressa, di non voler governare né con il Movimento 5 Stelle né con il Partito Democratico ed anche in questa circostanza ha tenuto fede al mandato conferitole dai suoi elettori. L’identità ed il senso di appartenenza sono valori importanti per l’elettorato di destra, svenderli per qualche poltrona oggi, dopo anni di prese di posizione nette contro certi “mali” della politica italiana, avrebbe forse fatto perdere a Fratelli d’Italia quel consenso così duramente guadagnato.

Nel suo discorso alla Camera dei Deputati, Giorgia Meloni ha sottolineato come nessun Governo dell’Unione europea sia oggi retto da un Primo Ministro che non si sia sottoposto al voto del Popolo che è chiamato a governare. Neanche nelle 19 nazioni extra Ue è rinvenibile una situazione simile, ad eccezione della Bielorussia.  Nel Paese esiste una dittatura “de facto”, ma lo stesso Presidente Lukashenko è risultato vincitore di una votazione svolta a suffragio universale e, pertanto, nonostante le forti critiche internazionali, la Bielorussia è formalmente una democrazia. L’Italia rappresenta, dunque, una anomalia ed è anche l’unico dei grandi Paesi europei ad aver avuto nella sua storia governi cosiddetti tecnici. Nessun governo tecnico, infatti, è stato mai al potere negli altri quattro grandi Paesi europei: Francia, Spagna, Germania e Regno Unito. Pur allargando la ricerca oltre i confini del Vecchio continente, l’Italia rappresenta comunque un caso eccezionale. Anche il venezuelano Maduro, per molti un dittatore, è stato eletto, almeno formalmente, attraverso la consultazione popolare.

Inoltre, nessuno dei partiti che compongono l’ECR, il partito europeo di cui la Meloni è leader, è oggi al governo con la sinistra. Quella di Fratelli d’Italia appare, dunque, una scelta doppiamente coerente. Cosa possiamo aspettarci, allora, dal partito guidato da Giorgia Meloni? Certamente una opposizione responsabile, che sostenga le proposte di buon senso del Governo Draghi, quelle azioni che potrebbero portare un reale beneficio agli Italiani. Ci si aspetta, poi, che Giorgia Meloni e la sua pattuglia di deputati e senatori continui a lavorare seriamente, come hanno dimostrato di saper fare in questi anni, presentando leggi, emendamenti e dando battaglia sulle misure fondamentali per il futuro della Nazione.

Del resto, questo è l’atteggiamento che la Meloni sembra aver già adottato nei confronti del Governo Draghi, avendo avanzato fin dalle consultazioni proposte concrete che Fratelli d’Italia è disponibile a sostenere con il proprio voto in Parlamento. Non sfugge quanto la presidenza Draghi sarà legata a doppio filo con gli obiettivi che l’Unione Europea si pone di raggiungere nell’immediato futuro, a partire da come gli Stati membri decideranno di utilizzare i fondi a disposizione nei propri Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza. Una sfida importante, non solo per l’Italia di oggi ma anche e soprattutto per le nuove generazioni, che si gioca a Bruxelles forse più che a Roma.

Proprio sul piano della credibilità europea ed internazionale, in questi anni Fratelli d’Italia ha fatto passi da gigante. Non si può più accusare di anti-europeismo la Meloni, ora a capo di uno dei principali partiti europei. Tuttavia è bene sottolineare, così come ha più volte fatto il leader di Fratelli d’Italia, che esiste una differenza non marginale tra l’idea di una Europa unita e l’Unione Europea, che non è un dogma come qualcuno vorrebbe farci credere. Possono esistere altre idee di Europa, di convivenza armoniosa, di cooperazione volta alla prosperità e alla pace. La Meloni, dunque, nel suo discorso sulla fiducia alla Camera dei Deputati, ha ribadito che Fratelli d’Italia sposa la proposta politica dei Padri fondatori, che volevano una Europa unita nella diversità; sposa l’idea di Europa confederale di Charles De Gaulle, la vera Europa – citando il conservatore Roger Scruton - basata su una identità culturale comune, su radici comuni, su valori condivisi, prima ancora che su accordi economici e politici. Questo, certamente, è stato uno dei passaggi più significativi dell’intervento di Giorgia Meloni, che ha scosso i banchi della maggioranza e che ha rappresentato un punto fondamentale del programma del partito. Fratelli d’Italia c’è, non è in Parlamento per vivacchiare ma per dare battaglia e per indirizzare la politica italiana verso scelte coraggiose.

La decisione presa da Fratelli d’Italia di rimanere unica opposizione del Paese non può che rappresentare, dunque, una grande occasione per accrescere ancora di più e rafforzare la credibilità di Giorgia Meloni come leader indiscusso di un conservatorismo che non vuole affatto distruggere l’Europa, ma anzi farla rinascere Nazione.