Email Facebook Twitter LinkedIn
×ECR Party
The Conservative
ECR Party
TheConservative.onlineTwitterFacebookInstagramYouTubeEmailECR Party’s multilingual hub for Centre-Right ideas and commentary
ItalianItalianEnglishBulgarianCroatianCzechMacedonianPolishRomanianSpanishSwedish
The Conservative
Notizie & Commenti   |    TV   |    Print   |    Giornalisti

L’idea di Europa nella storia. Radici comuni, identità, comunione di intenti | Parte II.

Il progetto europeista attraverso i secoli....

Nel Rinascimento, sarà Niccolò Machiavelli a formulare l’idea di una Europa intesa come comunità, che condivide tratti specifici non solo geografici e religiosi, ma anche “terreni” e “laici”. Come sostiene lo storico Federico Chabod, per Machiavelli, l’Europa si differenzia soprattutto per l’organizzazione politica. Chabod sottolinea che il Machiavelli trova nella contrapposizione tra le repubbliche o monarchie non assolute europee e gli Stati dispotici dell’Asia il senso più profondo della civiltà europea. Il concetto di libertà, che sembra trapelare dal pensiero del Machiavelli, non ha nulla a che fare però con il rimpianto per le “arcaiche libertà” degli Illuministi. Per Machiavelli la libertà non sarà mai intesa come uno strumento da contrapporre allo Stato, bensì necessaria per garantire allo Stato stesso una maggiore solidità. Aldilà delle differenze, tuttavia, ciò in cui Machiavelli sarà precursore dell’Illuminismo è proprio l’dea di diversità tra l’Europa e il resto del mondo, riconoscendo di conseguenza certi tratti comuni ai popoli ed ai governanti europei.    

L’idea di una civiltà europea, intesa come unità politica e culturale, torna in maniera forte nel XVIII e nel XIX secolo. Si pensi al Trattato sulla Pace Perpetua del filosofo tedesco Immanuel Kant, che teorizza una Lega di Popoli europei, in contrapposizione al modello che egli definì di Super-Stato. Si pensi al filosofo francese Montesquieu che, nello Spirito delle Leggi, riprenderà il tema della libertà e la contrapposizione tra le Nazioni europee e gli altri Stati, esaltando la capacità degli europei di essere “lumi” non solo nelle arti e nelle scienze ma anche nel pensiero e nella pratica politica. Le peculiarità fondamentali che caratterizzano l’Europa per Montesquieu sono la libertà contro il despotismo; il progresso della scienza e della tecnica contro la il folclore oscurantista; la capacità degli europei di stringere relazioni con gli altri popoli e di vivere con gioia, in contrapposizione all’isolamento e alla gravità con cui affrontano la vita gli asiatici.

Dirà Montesquieu che “se si vuole dare un’occhiata a quello che avviene attualmente nel mondo, vedremo che, quanto l’Europa predomina sugli altri tre continenti, e fiorisce mentre il resto del mondo geme nella schiavitù e nella miseria, tanto essa è più illuminata, in proporzione, delle altre parti, dove le lettere sono immerse in una notte profonda” 7. Per Federico Chabod questo rappresenta un vero e proprio inno all’Europa ed alla sua civiltà. Si pensi, infine, al politico e filosofo italiano Giuseppe Mazzini, alla sua Giovine Europa, alla sua idea di una Europa nella quale i Popoli, in pace e fratellanza, si sarebbero dovuti sentire uniti da una comune coscienza e civiltà.

Anche il grande scrittore francese Victor Hugo fu un fervente sostenitore dell’Europa unita. Celebre il suo discorso alla Conferenza internazionale sulla pace che si tenne a Parigi nel 1849: «Verrà un giorno in cui la guerra sembrerà così assurda fra Parigi e Londra, fra Pietroburgo e Berlino, fra Vienna e Torino da sembrare impossibile esattamente come, ai giorni nostri, lo sarebbe una guerra fra Rouen e Amiens, fra Boston e Philadelphia. Verrà un giorno in cui la Francia, tu Russia, tu Italia, tu Inghilterra, tu Germania, voi tutte, nazioni del continente, senza perdere le vostre qualità distinte e le vostre gloriose individualità, vi stringerete in un’unità superiore e costruirete la fratellanza europea, così come la Normandia, la Bretagna, la Borgogna, la Lorena, l’Alsazia e tutte le nostre province si sono fuse nella Francia. Verrà un giorno in cui non esisteranno più altri campi di battaglia se non i mercati, che si apriranno al commercio, e le menti, che si apriranno alle idee. Verrà un giorno in cui le pallottole e le granate saranno sostituite dal diritto di voto, dal suffragio universale dei popoli, dal tribunale arbitrale di un Senato grande e sovrano che sarà per l’Europa ciò che il Parlamento è per l’Inghilterra, la Dieta per la Germania, l’Assemblea legislativa per la Francia».

Bisognerà, tuttavia, attendere la fine della Prima Guerra Mondiale perché venga alla luce il primo concreto, benché mai realizzato, progetto politico europeista. Sarà Aristide Briand, politico e diplomatico francese, a proporre all’Assemblea della Società delle Nazioni, il 1° maggio 1930, l’“organizzazione di un sistema di unione europea”. Nonostante il carattere illuminato della proposta, essa non ebbe mai un risvolto concreto. Nello stesso periodo, il conte Coudenhove-Kalergi darà vita al movimento paneuropeo, che si ispirava all’esperienza della potenza nordamericana per proporre gli Stati Uniti d’Europa.

_________________________________________________________________

6 F. CHABOD, Storia dell’Idea d’Europa

7 MONTESQUIEU, Lo Spirito delle Leggi