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L’idea di Europa nella storia. Radici comuni, identità, comunione di intenti | Parte III

Nel decennio successivo, nell’Europa afflitta dalla Seconda Guerra Mondiale, prenderanno corpo tre prospettive politiche europeiste, tese a stabilire, seppur con modalità diverse, una pace duratura, uno sviluppo comune e il rispetto di quelli che sarebbero poi stati definiti come diritti umani fondamentali. Per Brague, sarà proprio “il cristianesimo, e la sua versione cattolica (…) a svolgere un certo ruolo agli inizi della costruzione politica ed economica europea. attraverso la fede di alcuni suoi protagonisti” 8. Come ricordato dallo storico, infatti, personalità del calibro di Adenauer, Schuman e de Gasperi credevano nella profonda unità della nostra civiltà europea e, da cristiani, ritenevano sbagliato basare i rapporti internazionali sulla violenza e sulla volontà di dominio dell’altro. Quello che interessa sottolineare in questa sede non sono gli aspetti legati alla fede ma i principi morali e etici, i riferimenti culturali ed ideali che hanno ispirato anche i Padri fondatori dell’Unione Europea.

Da un lato, dunque, emerse il modello federalista di Altiero Spinelli che nel 1941 darà vita al Manifesto per l’Europa libera e unita. Dall’altro, il modello confederale, ispirato alle posizioni del Generale Charles de Gaulle e del Primo Ministro inglese Winston Churchill, certi che dopo il conflitto ci sarebbe stato lo spazio per creare una unione di Stati europei formata da Nazioni libere e sovrane, intente a cooperare per il bene comune. Nel mezzo, il modello funzionalista di Jean Monnet e Robert Schuman.

Proprio dopo la fine del secondo conflitto mondiale, con un’Europa devastata e decimata, appare chiaro l’ormai inesorabile declino di quelle che erano state le superpotenze europee. Sarà questa consapevolezza, oltre alla fine del colonialismo e alla sempre più netta definizione della divisione del mondo in due blocchi, a dare un fondamentale impulso al progetto europeista e a spingere in avanti il processo di integrazione. Altresì, nello stesso contesto, importantissima fu l’iniziativa assunta dagli Stati Uniti d’America con lo “European Reconstruction Program”, più comunemente noto come Piano Marshall. Nel discorso del Sottosegretario Marshall è chiaro che gli aiuti americani sarebbero arrivati a condizione che gli Stati europei avessero trovato una forma di cooperazione per utilizzarli insieme. Alla fine dei negoziati, con la firma del Trattato di Parigi, il 16 aprile 1948, vide così la luce l’Organizzazione Europea di Cooperazione Economica (OECE), la prima sorta tra i Paesi dell’Europa occidentale.

Nel 1948, con il Trattato di Bruxelles, nascerà l’Unione dell’Europa Occidentale e nel 1949 le Nazioni occidentali daranno vita all’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (NATO), stipulato a Washington insieme agli Stati Uniti d’America e al Canada. 

Nell’Europa dell’est, sotto il dominio diretto o indiretto dell’Unione Sovietica, sarà invece siglato il Patto di Varsavia, nel 1955, sciolto dopo la caduta del Muro di Berlino. L’Unione Sovietica ed i suoi Paesi satelliti rappresenteranno per decenni un ostacolo all’unificazione dell’Europa, in parte chiusa dietro una cortina di ferro. 

Nel 1951, partendo dalle secolari controversie tra Francia e Germania per il possesso delle regioni di confine (Saar, Ruhr, Alsazia, Lorena), ricche di giacimenti minerari, sarà firmato il Trattato istitutivo della Comunità europea del carbone e dell’acciaio, che porrà le basi giuridiche, economiche e politiche per il processo di integrazione.

«È evidente che esiste una civiltà europea», ebbe a dire lo storico francese François Pierre Guillaume Guizot nella prima lezione che tenne sulle origini del governo rappresentativo e sulla storia della civiltà europea, «che una certa unità risplende nella civiltà dei diversi Stati dell’Europa; che essa deriva da fatti press’a poco simili, nonostante grandi diversità di tempo, di luogo e di circostanze; che essa si ricollega agli stessi principi e tende a produrre quasi ovunque risultati analoghi»9.

La storia dell’idea d’Europa nasce, in conclusione, all’interno di civiltà, nell’arco dei secoli. Si forma grazie al contributo di menti eccelse: santi, filosofi, patrioti, uomini di legge e d’armi. Essa è stata bagnata dal sangue dei nostri soldati nelle due guerre mondiali e, per questo, merita che venga non solo ricordata e celebrata ma anche onorata. A 65 anni dai Trattati di Roma, è giunto il tempo di avviare una vera e profonda riflessione sul futuro dell’Europa, che oggi sembra aver perso la propria anima tra i mille gangli della burocrazia di Bruxelles.

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8 R. BRAGUE, Il futuro dell’Occidente
9 F. GUIZOT, Histoire générale de la civilisation en Europa