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L’Ue fa un altro regalo alle multinazionali: “bollino blu” per il latte di piselli della Nestlé

L’ultima follia alimentare che arriva dall’Ue è il latte di piselli. Un latte sintetico, ovvero creato in laboratorio dalla farina di piselli gialli, che si aggiunge ad amenità come il vino annacquato e i cibi prodotti con insetti essiccati. Ad annunciarne festoso l’immissione sul mercato è stato il vicepresidente della Nestlé, Bart Vandewaetere, brindando in un video rilasciato su Linkedin «con questa nuova alternativa al latte, fatta con piselli gialli frullati del Belgio e della Francia … e Nutriscore A. Per ora in Francia, Paesi Bassi e Portogallo, ma altri in arrivo. Salute!». Vandewaetere, che per la multinazionale è anche capo delle relazioni Ue, in effetti ha di che brindare. Grazie alle nuove norme europee su classificazione ed etichettatura degli alimenti – il Nutriscore appunto – questo latte sintetico si piazza fra i prodotti più salutari, con quel rating A decantato anche nel video. 

La follia del Nutriscore targato Ue 

Sul rischio che il Nutriscore, inventato in Francia e fortemente sostenuto proprio dalla Nestlé, potesse diventare un grimaldello per far fuori i prodotti di qualità, Made in Italy in testa, numerosi allarmi erano stati lanciati. «Dietro una strumentale ideologia salutista si nasconde l’obiettivo di colpire l’Italia in uno degli ultimi settori in cui avevamo ancora una leadership internazionale: quello alimentare», avverte FdI da tempo. Tanto per capire di cosa si stia parlando, secondo questa originale pagella nutrizionale prodotti come prosciutto, grana, olio d’oliva sarebbero a rischio salute e quindi meritevoli di un allerta sulle confezioni; prodotti come la Coca Cola zero o il latte di piselli, appunto, sarebbero invece un toccasana, con tanto di certificazione Ue che assegna loro la lettera A, la migliore. 

E la Nestlé brinda al latte di piselli 

Va da sé che con questi criteri le multinazionali del food possano festeggiare, come ha fatto Vandewaetere. «Nutriscore per tutti gli europei. Nestlé lo sta implementando in otto Paesi europei. Nutriscore aiuta i consumatori a fare scelte informate, offre uno standard chiaro per accelerare la riformulazione dei prodotti», aveva esultato già sui social il numero due della multinazionale, come ricordato da La Verità. Per essere certa di non fallire, l’Ue ha fatto del Nutriscore il fulcro del “Farm to Fork”, il programma che dovrebbe rendere più sostenibile il sistema alimentare europeo, ma che ad oggi si è manifestato solo come un colpo al cuore delle produzioni e delle tradizioni alimentari territoriali. Il “Farm to fork” è a sua volta parte integrante di quel Green deal che Bruxelles ha legato ai soldi del Recovery, con una clausola di accettazione che non vuole lasciare scampo. 

«Vogliono passare dal cibo della terra al cibo delle industrie» 

«Il Green deal ha portato al centro dell’agenda Ue l’ambiente, ma sul progetto “Farm to Fork” abbiamo delle riserve. Dobbiamo evitare approccio ideologico e coinvolgere attori della filiera», ha avvertito Meloni qualche settimana fa. Un avvertimento che oggi si ritrova in maniera puntuale anche nelle parole del consigliere delegato di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia, che promette battaglia sul latte di piselli come sull’altro «cibo di Frankenstein». «Come Filiera Italia – ha detto Scordamaglia – stiamo denunciando da tempo il pericolo che multinazionali possano utilizzare strumenti come il Farm to Fork o posizioni ideologiche contro i prodotti di eccellenza della nostra zootecnia, o ancora sistemi di etichettatura come il Nutriscore, per favorire la transizione da un sistema alimentare basato sulla terra, sui territori, sui contadini e su esperienza centenaria di trasformazione verso un sistema delle industrie dei cibi chimici e sintetici che marginano enormemente, favoriti da claim finto salutistici».