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L’ultima follia Ue è il latte sintetico. Meloni: «Difendere le produzioni naturali doc italiane»

«Ecco l’ultima follia dell’Europa: dopo gli insetti nel cibo e il vino diluito con l’acqua, arriva il latte sintetico creato in laboratorio con derivati di legumi. Non si ferma la campagna contro il made in Italy». Giorgia Meloni interviene sul caso del latte di piselli, presentato trionfalmente dalla Nestlé con un video in cui il vicepresidente della multinazionale, Bart Vandewaetere, brinda con un bicchiere della bevanda rivendicando che ha il «Nutriscore A». Ovvero che, secondo i criteri nutrizionali Ue, si può fregiare del titolo di alimento di elevato valore salutistico. 

Meloni: «FdI difenderà il Made in Italy» 

Il lancio sul mercato europeo del nuovo prodotto è solo l’ultimo passaggio di un processo che sta progressivamente smantellando il valore delle produzioni locali e tradizionali, made in Italy in testa. Un tema sul quale Fratelli d’Italia è mobilitato da tempo, avvertendo che si tratta della tassello di una strategia complessiva più ampia che punta a dare la spallata alle nostre eccellenze. «Fratelli d’Italia continuerà la propria battaglia, in Italia e in Europa, contro il Nutriscore che rappresenta una pericolosa minaccia per il sistema agroalimentare italiano e un favore alle multinazionali della grande distribuzione», ha quindi ribadito Meloni. 

Per l’Ue il latte sintetico va bene, il grana no 

Il Nustriscore, inventato in Francia e accolto con grandissimo entusiasmo dalle multinazionali, compresa la stessa Nestlé, è un sistema di classificazione che compare sulle confezioni dei prodotti per indicarne la qualità dal punto di vista nutrizionale. Detta così, sembrerebbe anche una buona idea. Ma per capire di cosa si tratti davvero basta ricordare che questa originale pagella nutrizionale bolla come un rischio per la salute prodotti come prosciutto, grana, olio d’oliva, mentre promuove la Coca Cola zero o, appunto, il latte di piselli. 

Filiera Italia: «No al cibo di Frankenstein» 

Ma non basta. Il Nutriscore è parte sostanziale del “Farm to Fork”, che a sua volta è parte integrante del Green deal, che Bruxelles ha legato ai soldi del Recovery, con una clausola di accettazione molto stringente. Insomma, il Nutriscore è concepito per essere una trappola senza scampo. Nella quale però, come FdI, neanche i produttori italiani sono disposti a farsi ingabbiare. «No al cibo di Frankenstein», ha avvertito il consigliere delegato di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia, denunciando come la partita in atto sia sulla «transizione da un sistema alimentare basato sulla terra, sui territori, sui contadini e su esperienza centenaria di trasformazione verso un sistema delle industrie dei cibi chimici e sintetici che marginano enormemente, favoriti da claim finto salutistici». Un percorso in cui a guadagnarci, di fatto, sono solo le multinazionali.