“La legge Zan non è un provvedimento contro la discriminazione verso gli omosessuali. Tema sul quale sono molto sensibile. Ma è una legge che serve a fare altro”. Giorgia Meloni ospite a Dritto e Rovescio torna a illustrare il no di Fratelli d’Italia alla legge ferma al Senato. A centro di un ‘feroce’ dibattito, spesso fuorviante. E cavalcato ideologicamente dalla sinistra.
E nella Giornata mondiale contro l’omofobia su Facebook punta i riflettori su quegli Stati dove l’omosessualità è considerata un reato, talvolta punito con la pena di morte. “Come in Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi, Iran e diversi altri Stati musulmani. Più volte Fratelli d’Italia ha posto in Parlamento la questione. Ma non siamo mai stati ascoltati purtroppo. Continueremo a batterci perché l’Italia e la Ue condannino apertamente. E prendano le distanze dagli Stati che hanno nel loro ordinamento il reato di omosessualità”.
Meloni: vi spiego il nostro no alla legge Zan
“Il nostro no al disegno di legge contro l’omotransfobia non fa di Fratelli d’Italia un partito omofobo”, spiega ospite da Paolo Del Debbio. Tra le pieghe della legge si nascondono rischi enormi. “Di fatto – spiega la leader di FdI – si inserisce nell’ordinamento la fattispecie di reato di opinione. Lasciando ai giudici una enorme discrezionalità di decidere su un materia che non ha certezza giuridica”. A partire dalla definizione sul piano giuridico di gender.
Si rischia il ritorno al reato di opinione
“In nazioni che hanno leggi simili alla Zan è successo che un cardinale è stato indagato aver detto la famiglia è quella tra un uomo e una donna”, dice la Meloni che elenca altri casi simili e aberranti. Quello di un papà “che si è fatto una notte in carcere per essere andato a una manifestazione pro family con una maglietta con su scritto famiglia“.
L’educazione all’omosessualità nelle scuole è una forzatura
“Allora – incalza la leader di FdI – dobbiamo fare chiarezza. Vogliamo combattere violenza e discriminazione? Ci sono. Vogliamo dire che essere in disaccordo con l’adozione gay va punito? A questo porta la legge Zan. E non sono d’accordo”, chiarisce aggiungendo un contributo personale. “Lo dico perché sono cresciuta senza un padre. E so cosa significa non avere figura paterna o materna. Uno Stato giusto deve difendere chi non può farlo da solo come il bambino”. Anche sull’ingresso nelle scuole delle lezioni sull’omosessualità c’è una contraddizione. Essere contrari non significa omofobia o discriminazione. “Perché nella stessa scuola dove si è ritenuto di non occuparsi di educazione sessuale, lasciando il compito alle famiglie, ora si vuole fare lezione sull’omosessualità? Che significa addentrarsi nel materia delicata dell’orientamento sessuale. È una forzatura. Non una discriminazione”.
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