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Meloni: «Non ci pieghiamo ai dogmi di Bruxelles, noi crediamo nell’Europa delle patrie»

«Si può credere nell’Europa anche contestando l’attuale costruzione europea e lavorando per costruire la “vera Europa”», un’Europa «delle Patrie». Giorgia Meloni è intervenuta alla giornata conclusiva de “La nostra Europa Academy”, la scuola di formazione politica dei Conservatori europei promossa dal capo delegazione di Fratelli d’Italia in Parlamento Ue, Carlo Fidanza. In quella sede la leader di FdI e presidente del partito dei Conservatori europei ha smontato ancora una volta l’idea, riproposta anche da Mario Draghi, per cui esisterebbe un solo modo di credere nell’Europa.

Non esiste un solo modo di essere europeisti

«In questi giorni – ha ricordato Meloni – si è parlato molto di europeismo. Si è definito l’europeismo come una sorta di spartiacque su cui è nato il governo Draghi. Si è tentato di dire che si è europeisti soltanto se si accettano i dogmi di Bruxelles. E che si può stare al governo con Draghi solo sostenendo quei dogmi». Non è così, e Meloni lo ha già chiarito a Mario Draghi in occasione del dibattito sulla fiducia, spiegando che sarebbe più corretto definire il suo governo come «federalista europeo», piuttosto che come «europeista». «Perché – ha sottolineato la leader di FdI – si può credere nell’Europa anche contestando l’attuale costruzione europea e lavorando per costruire quella che Roger Scruton definiva la “vera Europa”».

Meloni: «Crediamo nell’Europa delle patrie»

«Fratelli d’Italia e i Conservatori europei – ha quindi proseguito Meloni – credono nell’Europa delle Patrie di De Gaulle, quella dei padri fondatori. Un’Europa confederale, che non prevede cessioni di sovranità, ma consente agli Stati nazionali di mantenere quella sovranità e di cooperare su alcuni grandi materie. Come la ricerca, la politica estera e la lotta alla pandemia».

Quella «anomalia tutta italiana»

Modello confederale e legittimità popolare, ha quindi spiegato Meloni, «sono le prerogative dei conservatori». Anche per questo, ha proseguito, «tra i 44 partiti che aderiscono a Ecr non ce n’è neanche uno che stia al governo con le sinistre». «Altra ragione per la quale in ogni caso non avremmo potuto aderire al nuovo governo», che è sì guidato da «una persona autorevole», ma «che non è legittimata né direttamente né indirettamente da un voto popolare». «Un’anomalia tutta italiana della quale non credo che si debba andare fieri», ha commentato Meloni.

L’Europa sia al «servizio dei popoli e dei loro interessi»

«Il nostro messaggio sfida la narrazione del mainstream, ma è intriso di realismo e futuro, perché l’Unione europea può fare passi avanti solo se se saprà riconoscere le proprie radici, difendere i suoi valori e cambiare l’attuale costruzione europea. Che oggi – ha concluso la leader di FdI – non è al servizio dei popoli né dei loro interessi».