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Recovery, Meloni: “L’Europa è salva dalla deriva ideologica della sinistra”. Polonia e Ungheria decisive

L'attacco delle sinistre europee ai governi conservatori europei si è rivelato come sempre del tutto strumentale. I governi che difendono i valori conservatori, che tutelano la propria identità e i propri confini sono da sempre il nemico numero uno dei burocrati e dei progressisti di Bruxelles.

Il veto dei governi di Polonia e di Ungheria sul meccanismo di tutela sullo “Stato di Diritto”, previsto dal Recovery fund, salva le politiche di buon senso adottate da Mateusz Morawiecki e Viktor Orban. Infatti, il piano Recovery prevedeva una interruzione nell’erogazione dei fondi in caso di violazioni di valori fondamentali come la libertà, la democrazia, l’uguaglianza e il rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle minoranze. Uno strumento pretestuoso finalizzato ad ostacolare le legittime politiche antimmigrazione di Varsavia e Budapest.

Recovery: Meloni (Presidente ECR): “Europa salva da deriva ideologica della sinistra”

Finora il piano della contestazione nei confronti dei due governi, da parte dell’UE, non è mai realmente fuoriuscito da quello della critica politica. Certamente risultano significative alcune condanne emesse dalla Corte UE contro l’Ungheria. Come quella sulla “legge anti-Soros”, magnate tanto caro all’establishment europeo, o sulla “legge sulle ONG”, che prevede dure pene per chi favorisce l’immigrazione clandestina. Condanne destinate a creare una pregiudiziale politica verso governi come l’Ungheria, e che rendono pericoloso il meccanismo di tutela sullo “Stato di diritto” del Recovery Fund.

L’esito delle trattative

Dopo il deciso veto e le discussioni nel corso del Consiglio UE, la sintesi raggiunta sul meccanismo di tutela dai leader europei prevede l’entrata in vigore delle relative norme solo dopo il vaglio della Corte di Giustizia dell’Unione. E varranno solo per violazioni commesse dopo il primo gennaio 2021. Inoltre, le aggiunte apportate sul regolamento del meccanismo, condivise anche da Morawiecki e Orban, prevedono che “l’applicazione del meccanismo di condizionalità ai sensi del regolamento sarà oggettiva, equa, imparziale e basata sui fatti, garantendo il giusto processo, la non discriminazione e la parità di trattamento degli Stati membri”. Un ottimo risultato per i paesi di Visegrad.

La soddisfazione di Giorgia Meloni

Giorgia Meloni, presidente del gruppo europeo dei Conservatori e Riformisti e leader di Fratelli d’Italia, accoglie con soddisfazione l’esito delle trattative. Per Meloni l’invito al buon senso lanciato da Polonia e Ungheria impedisce di introdurre uno strumento del tutto arbitrario per sanzionare i governi non graditi da Bruxelles. La leader chiosa sulla strategia messa in campo dagli alleati europei: << L’accordo prevede quello che Fratelli d’Italia, i conservatori europei e tutte le persone intellettualmente oneste hanno sempre chiesto: ovvero che le eventuali violazioni allo ‘Stato di diritto’ siano sollevate in modo oggettivo, giuridicamente fondato e non discriminatorio. La posizione ideologica delle sinistre e quella utilitaristica dei governi frugali hanno fatto perdere troppo tempo all’Europa>>.