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Il Mondo é in Fiamme

Gli Incendi Devastano Territori ed Economie giá Fragili in Italia e nel Mondo

https://pixabay.com/

Se non si corre subito ai ripari si rischia l'apocalisse ambientale anche in Italia...

In Italia il caldo record, registrato in molte regioni e in alcuni casi da primato europeo, non aiuta la gestione degli incendi che diventano, ormai, un problema dalla gravitá inaudita in tutto il mondo.


Tra le regioni piú colpite dalle fiamme la Calabria e la Sicilia che, giá sfiancate dalla recrudescenza del Covid19, in questi giorni vivono uno stato d'emergenza senza precedenti e verso il quale il governo stesso si é detto estremamente preoccupato e pronto ad aiuti quali ristori per le attivitá colpite e rimboscamenti immediati.
Ieri nuovi roghi sono divampati in provincia di Palermo. Ad essere colpite, ancora una volta, le montagne delle Madonie. Le fiamme hanno interessato le zone di Polizzi Generosa, Castellana Sicula e Geraci. Ieri mattina è tornata a bruciare anche la zona delle Petralie, devastata nei giorni scorsi da decine di incendi che hanno distrutto ettari ed ettari di bosco e macchia mediterranea. A Linguaglossa, in provincia di Catania, un'area boschiva a ridosso del parco dell'Etna è stata divorata dal fuoco. L'incendio ha distrutto anche alcuni vigneti e casolari di agricoltori. Intanto a Pergusa, in provincia di Enna, le fiamme hanno raggiunto la riserva naturale. Almeno sei i punti dai quali il fuoco si è sviluppato avvolgendo tutta la conca pergusina. Il bagliore dell'incendio era visibile nella notte anche da Enna.


La situazione é seguita direttamente dal presidente del Consiglio Mario Draghi che ha garantito il massimo sostegno all'intera comunitá colpita dai roghi di natura, semprerebbe quindi, per lo piú dolosa. Nel 2017 i dati governativi mostrano che il 54% dei focolai appiccati in tutta Italia avvengano nelle regioni Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. E poi c'è il business dei rimboschimenti, dove i forestali stagionali assunti fanno da bacino di voti e le mafie coordinano chi organizza le operazioni di appiccamento. In molti casi sono proprio i forestali stagionali, coloro che dovrebbero proteggere i boschi, ad accendere i roghi, per poter lavorare e far ricevere contributi al settore, muovendo così un indotto importante. Solo in Sicilia si calcola che si spendano 400 milioni di euro all’anno per il rimboschimento, in Campania nel 2017 50 milioni di euro. Il costo del rimboschimento è alto, dai 2.000 ai 5.000 euro a ettaro. I numeri d'altronde sono impietosi. I forestali stagionali italiani si muovono sotto la cifra delle 70.000 unità, 20.000 o qualcosa di più solo in Sicilia. Gli addetti siciliani coprono l'intera Norvegia, dove a proteggere le foreste ci sono 20.000 persone per un territorio di 385.207 km² di cui il 40% in foreste. I nostri 70.000 proteggono brillantemente, come vediamo da decenni, 301.340 km² di territorio di cui il 35% in foreste, un'estensione ben più piccola della Norvegia.


 In una telefonata intercorsa tra il premier e il sindaco di Reggio Calabria, si é parlato di un programma di ristori per tutti coloro che hanno sofferto il disastro ambientale in atto, oltre che di un piano straordinario di rimboschimento e messa in sicurezza del territorio. Il capo della protezione civile Fabrizio Curcio sará a Reggio Calabria per guidare personalmente le operazioni. 
Sempre in Italia, a testimonianza di una situazione giá fuori controllo, sono state evacuate 25 famiglie della comunitá Don Bosco a Tivoli, vicino Roma. Per fortuna non sono rimaste coinvolte persone nei roghi che stanno devastando Monte Catillo fino a lambire le zone abitate.
Per Legambiente nel 2020 il territorio nazionale bruciato è cresciuto del 18,3%, +8,1% di reati accertati tra incendi dolosi e colposi rispetto al 2019. Sono stati distrutti complessivamente 62.623 ettari. Ben l’82% della superficie boscata e non boscata è stata data alle fiamme, con il 54,7% degli illeciti rilevati che si concentrano sempre nelle solite Campania, Sicilia, Calabria e Puglia. Se si intervenisse in modo massivo in quelle regioni, più Sardegna e Abruzzo, si potrebbe risolvere o limitare in modo radicale il problema.

Tutto il mondo é in questi giorni stretto nella morsa drammatica degli incendi che infuriano da settimane, ad esempio, persino in Siberia con un milione e mezzo di ettari distrutti dalle fiamme di un unico incendio. Greenpeace ha diramato dati ufficiali secondo i quali, l'incendio che sta divorando la zona piú fredda del pianeta, potrebbe essere il piú grande mai registrato nella storia e solo la pioggia, a questo punto, potrá fermarne un'avanzata altrimenti inevitabile e dalle conseguenza apocalittiche. Per la prima volta nella storia, le fiamme hanno raggiunto addirittura il polo nord e le precipitazioni restano troppo deboli per contrastarne gli effetti.
Gli esperti puntano il dito contro il rapido riscaldamento climatico che ha investito la Siberia: in passato era zona più fredda della Terra, ora si registrano temperature record, intorno ai 40 gradi. Dall’inizio del ventesimo secolo la temperatura media annuale siberiana è aumentata di 3 gradi centigradi, trasformando l’habitat polare in una zona soggetta a siccità: e proprio la siccità, insieme ai venti forti che soffiano sulla taiga, ha trasformato il Polo Nord in una vera e propria polveriera. Secondo il monitoraggio satellitare Copernicus dell'Unione Europea gli incendi della foresta siberiana hanno già emesso 505 megatoni di anidride carbonica, un record. La regione siberiana è la più grande e la più fredda della Russia e incendi di questo tipo non si sono mai verificati. I residenti sono in stato di emergenza da settimane, e il fumo denso e acre copre gli insediamenti e raggiunge le città a migliaia di chilometri di distanza. Migliaia di volontari sono stati reclutati per combattere i roghi.
Nonostante molti esperti si dicano ormai rassegnati al declino ambientale dovuto alle intemperenze umane, urge un dispiegamento massicio di idee e mezzi, a livello planetario, per provare quantomeno a limitare danni altrimenti definitivi.
 

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