Ecco tutta la serie di misure e manovre che renderanno l'Unione Europea più sostenibile entro il 2050...
Una delle priorità della Commissione Europea guidata dalla Presidentessa von der Leyen è quella di promuovere il cosiddetto Green Deal Europeo.
Si tratta di una serie di misure atte a rendere più sostenibile sia la vita dei cittadini europei che la produzione di energia negli stati membri.
Si tratta sicuramente di un progetto molto ambizioso e complesso, di un progetto che sicuramente coinvolgerà tutte le istituzioni europee e che cambierà la vita di tantissime persone con l’obiettivo di contrastare il cambiamento climatico.
Ma in cosa consiste nello specifico questo nuovo approccio alle risorse green? E che impatto effettivo avrà sulle nostre vite?
Quando si fa riferimento al Green Deal, in genere si parla di una strategia che al suo interno comprende misure di varia natura che devono essere applicate e adottate dagli stati membri nell’arco dei prossimi 30 anni.
Al momento, la Commissione Europea ha messo nero su bianco ciò che dovrà succedere nei prossimi due anni, ovvero quelli più importanti e fondamentali per dare solide basi a un progetto sicuramente ambizioso.
Il Green Deal, infatti, è lo sforzo congiunti di tutte le forze istituzionali su cui si regge l’Unione Europea, ovvero Commissione, Parlamento e Consiglio.
Se dal punto di vista legislativo e ideologico lo scontro tra questi diversi enti è assicurato, dal punto di vista finanziario le cose sembrano andare meglio.
Il piano per un’Europa più sostenibile sarà finanziato con soldi pubblici e privati. Pare che nei primi 10 anni di questo piano trentennale verranno mobilitati circa 1000 miliardi di euro, ma si tratta comunque di una stima.
La cifra esatta verrà stabilita dal bilancio pluriennale UE nel periodo che va dal 2021 al 2027.
In sintesi, l’obiettivo principale del Green Deal è quello di adottare misure capaci di limitare l’incalzante avvento del global warming, il riscaldamento globale.
Già con gli accordi di parigi del 2015, l’UE si è impegnata ad azzerare le emissioni di CO2 entro il 2050 e, per farlo, si è data degli obiettivi intermedi che devono essere raggiunti entro il 2030 e il 2040.
Ovviamente, quello di “azzerare le emissioni” è un obiettivo generico e importante, fatto di tanti altri obiettivi più specifici e interconnessi.
Tra questi, va sicuramente menzionata la produzione di energia elettrica pulita attraverso l’impiego delle energie rinnovabili come quella eolica o solare.
In questo caso, quindi, la grande sfida è quella di riuscire a potenziare la rete di impianti su tutto il territorio comunitario, andando incontro alle esigenze dei paesi dell’Est Europa particolarmente legate all’uso di combustibili fossili.
Allo stesso tempo, si tratta di una sfida che riguarda la sostenibilità in senso più ampio: uno degli obiettivi, infatti, è quello di rendere meno impattanti tutta una serie di attività che consumano tanta energia o che producono tanto inquinamento.
Questo vuol dire, in pratica, introdurre nuove regole per la realizzazione e la gestione delle nostre case e delle nostre industrie, vuol dire trovare nuovi processi produttivi, vuol dire trovare nuove modalità di spostamento e trasporto che danneggiano meno l’aria che respiriamo, vuol dire proteggere la biodiversità e favorire tutte quelle pratiche di economia circolare che possono davvero fare la differenza nel nostro futuro.
Data la complessità e l’abbondanza di obiettivi che il Green Deal impone, la Commissione Europea ha scelto di agire seguendo un piano a due step per ciascuno di essi:
Sebbene ci sia grande riservatezza su quel che sarà, ci sono alcuni argomenti che sembrano essere particolarmente discussi e che, sicuramente, verranno presentati nei mesi a venire.
In primis, la Legge sul Clima, ovvero la base legislativa per tutti i provvedimenti che verranno eseguiti e attuati negli anni futuri, e successivamente il Fondo per una transizione giusto, ovvero un vero e proprio salvadanaio che finanzierà tutte le iniziative sostenibili nei paesi che trovano maggiori difficoltà sul lato economico in vista di questa “riconversione energetica e sociale.
Il primo punto, quello riguardante la Legge sul Clima, porta con sé tante aspettative: questa servirà a rendere ufficiali le intenzioni di azzerare le emissioni entro il 2050, rendendo questo obiettivo (e tutti quelli intermedi) reale e vincolante,
Relativamente al Fondo, invece, sappiamo che tra il 2021 e il 2027, sarà suo compito mobilitare 100 miliardi di euro e che questi diventeranno circa 143 nel 2030.
Il capitale proverrà da fondi europei già esistenti, da programmi di cofinanziamento tra stati, da prestiti con interessi agevolati da parte della Banca Europea degli Investimenti e dal fondo InstEU, ovvero il piano per attirare investimenti privati dell’UE.
Sarà proprio il fondo il motore di tutto il Green Deal ed è la priorità assoluta sia delle istituzioni che dei singoli stati perché permetterebbe a questi ultimi di affrontare la transizione avendo le spalle coperte e a scongiurare eventuali crisi economiche.
Esistono già alcune tabelle che spiegano quanto budget spetterà ai singoli stati negli anni che vanno dal 2021 al 2027 e, secondo queste proiezioni, i paesi dell’Est riceveranno la quota di fondi più alta in rapporto alla popolazione.
Allo stesso tempo, un paese come la Germania, unico paese occidentale che ancora oggi dipende in buona parte dal carbone per produrre energia elettrica, riceverà due miliardi di euro di fondi diretti.
All’Italia andranno circa 364 milioni (una cifra simile è stimata anche per Francia e Spagna) e sarà messo a disposizione di piani territoriali preparati da Regioni, Governo, aziende o associazioni locali per portare una svolta più sostenibile alla nostra economia.
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