L'italiana FCA sembra partire in svantaggio nella fusione con i francesi ma, una gestione capace creerebbe spazio per sperate nuove opportunitá...
Il 16 Gennaio verrá perfezionata la fusione tra 2 produttori di automobili da sempre in concorrenza fra loro e che, almeno apparentemente, non godono della stessa salute finanziaria, nonostante l'inevitabile livellamento dovuto alla pandemia Covid19. Gli amministratori interessati definiscono l'unione fondamentale per la partecipazione come protagonisti all'offerta automobilistica mondiale e definiscono come in ottima salute le 2 aziende che, insieme, non potranno che migliorare le loro condizioni.
"Stellantis - aggiunge John Elkann - sará uno dei maggiori carmaker a livello mondiale. Sará un'azienda capace di cogliere con successo le opportunitá di una nuova era. Questa é l'aggregazione tra due societá che hanno dimostrato grande lungimiranza combinanado i loro punti di forza per affrontare le sfide globali del nostro settore"
La speranza di una ripartizione equilibrata dei benefici e degli oneri tra le due aziende é viva ma non abbastanza per poter considerare FCA, tra le poche grandi industrie italiane ancora attiva nel panorama mondiale, salva dall'essere fagocitata dal gruppo francese avido di progresso.
La nazionalitá del nuovo gruppo industriale ancora non riesce ad essere ben definita perché, oltre ai diversi settori gestionali sparsi tra America, Italia, Francia e Olanda(sede del nuovo gruppo), la stessa divisione azionaria crea qualche perplessitá. Lo stato francese sará titolare del 6,2% di tutto il pacchetto e l'unico azionista che potrá salire di quota rispetto al 7,2% attuale é la famiglia Peugeot, mentre l'attuale maggior azionista é Exor, societá della famiglia Agnelli-Elkann con il 14,4% che avrá anche la facoltá di scegliere 5 degli 11 membri del consiglio di amministrazione.
In base a tali informazioni, quindi, risulterebbe giá difficile immaginare un futuro aziendale con una ripartizione equa dei benefici sperati, tra l'Italia e la Francia e sarebbe addirittura preoccupante se gli ultimi rumors, relativi alle strategie occupazionali, dovessero essere confermati.
La prima palese esigenza di Stellantis sará quella di marginare le perdite in atto che, come risaputo, riguardano soprattutto i marchi italiani che hanno mal gestito gli ultimi tentativi di affermazione internazionale o che sono stati vittime di politiche economico-finanziarie poco lungimiranti.
La possibilitá che marchi storici come Lancia e Chrysler possano essere sacrificati sull'altare dell'austerity produttiva diventa sempre piú concreta, soprattutto considerando che l'unico modello Lancia ancora in listino (Ypsilon) e le ormai obsolete famigliari Chrysler, di certo non potranno sopravvivere in un mercato sempre piú severo.
Per quanto riguarda il tema dell'occupazione, poi, resta difficile non comprendere l'apprensione degli oltre 130000 dipendenti FCA, molti dei quali occupati in Italia, che lavorano (cassa integrazione permettendo) in stabilimenti che potrebbero essere considerati non abbastanza all'avanguardia per la produzione di veicoli per i quali, alcune strutture PSA giá sono state modernizzate. Il problema occupazionale riguarderá, perció, soprattutto le aziende FCA presenti in Italia e dovrá assolutamente essere discusso prima che ogni scelta possa essere presa dai dirigenti Stellantis.
Quando il quarto gruppo automobilistico al mondo (180 miliardi di fatturato) sará dichiarato finalmente attivo, con la quotazione nei mercati azionari di Milano, Parigi e New York, sará interessante scoprire, per una prima previsione commerciale, quali modelli saranno prodotti nei primi anni di Stellantis considerando la difficile coesistenza, sugli stessi mercati, di marchi molto simili fra loro.
La produzione FCA comprende attualmente solo pochi modelli ancora in catalogo tra cui le city-car leader dei mercati europei, le sportive Alfa Romeo e le lussuose Maserati oltre ai Suv Jeep e le famigliari Chrysler negli Stati Uniti. La Fiat annovera tra i mercati in cui vende di piú, anche quello brasiliano e argentino, da sempre bramati da PSA, con modelli disegnati per rispondere ad esigenze piú pratiche e con costi al dettaglio piú bassi.
Il gruppo francese ha in catalogo soprattutto berline medie e city-car oltre ad una gamma di Suv meno estremi rispetto a quelli "italiani" ma che reimpiono settori di mercato ormai fondamentali per un'offerta davvero completa.
Entrambi i gruppi in fusione hanno una gamma di veicoli commerciali da sempre in concorrenza fra loro e per i quali dovrá essere determinata una strategia di vendita in grado di risolvere l'inevitabile conflitto di mercato e che possa salvaguardare la sopravvivenza di tutti i veicoli "da lavoro" italiani attualmente in produzione, magari con aggiornamenti tecnologici resi adesso possibili dall'unione dell'ufficio tecnico francese con quello FCA.
I modelli previsti nel primo anno di collaborazione attiva tra i colossi automobilistici prevede, a dire il vero, una serie corposa di restyling, soprattutto per quanto riguarda le piccole francesi e poco si potrá evincere perció, dell'impronta stilistica e tecnologica che vorrá definire la nuova direzione. Un tale percorso progettuale cosí graduale servirá ad addolcire il procedimento di fusione tra le due aziende.
Le novitá piú rilevanti si avranno nel primo e nell'ultimo trimestre del 2021 e riguarderanno soprattutto i Suv e i Crossover di Stellantis con la presentazione dei piccoli fuoristrada di AlfaRomeo e Maserati oltre alle nuove generazione di Opel Mokka e Jeep Grand Cherokee con l'ingresso nel mercato delle prime importantissime vetture ibride ed elettriche che nasceranno dall'unione delle tecnologie portate in dote da FCA e PSA e che rappresenteranno il primo vero obiettivo comune.
La forza di FCA come industria italiana per eccellenza, consiste in una tradizione tecnologica e stilistica senza eguali ma soffre di una inadeguatezza amministrativa storica. Per sopravvivere ad una manovra industriale tanto eclatante quanto pericolosa sará fondamentale imporre strategie che possano esaltare i pregi del settore automobilistico italiano, sfruttando al meglio il know-how gestionale del gruppo francese, sperando possa esserci il continuo contributo da parte di un governo che mai come in questo caso, dovrá dimostrarsi capace di preservare il valore dell'industria italiana.
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