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Guerra tra colossi

Spotify vs Apple: sfida tra titani nel nome della concorrenza (s)leale

Lo streaming di musica diventa il campo di battaglia dei due colossi Spotify e Apple. Ecco cosa ha deciso l'UE. ...

Il primo round dello scontro legale europeo tra Spotify e Apple, due titani della realtà digitale, è stato vinto dall'azienda svedese. Infatti, in seguito alle recenti conclusioni preliminari dell’indagine effettuata dalla Commissione Europea, si apprende che la Apple avrebbe violato le leggi europee sulla concorrenza, coma ha dichiarato Marghrete Vestager, commissario europeo per la concorrenza in carica dal 2014.

Inoltre, secondo quanto riportato da una recente dichiarazione della Commissione Europea, il comportamento dell’azienda di Cupertino distorce il mercato, sfavorendo la concorrenza nel comparto relativo allo streaming musicale perché la modalità attualmente operante finisce inevitabilmente ad aumentare i costi degli sviluppatori di software e app di altri servizi concorrenti in questo specifico settore.

Così, alla fine, queste regole comportano dei prezzi maggiori per i consumatori che decidono di sottoscrivere abbonamenti in-app su dispositivi di tipo iOS.

La soddisfazione di Spotify e delle altre piattaforme indipendenti

Questo verdetto preliminare fa esclusivamente riferimento al contenzioso legale in atto che Spotify, colosso del digital sharing musicale, ha indetto nei confronti di uno dei suo rivali diretti, cioè la Apple Music.

Anche Alexander Holland, chief content di Deezer, altra piattaforma digitale operante nello streaming musicale si è mostrato soddisfatto nei confronti di questa decisione della Commissione Europea. Secondo Holland il comparto potrà ora diventare competitivamente più equo visto che attori operanti in questo settore saranno chiamati a competere alla pari con aziende indipendenti come la sua, senza nessuna partire da nessuna posizione di vantaggio, aumentando la qualità del servizio e migliorando l’esperienza finale dei consumatori.

Già due anni fa, nel 2019, Daniel Ek, uno dei co-fondatori di Spotify, affermò che la modalità stabilita dall’Apple nei servizi del comparto dedicato al music sharing limita la scelta e soffoca l'innovazione. L’azienda svedese ha ora accolto molto positivamente la decisione della commissione europea, definita come un importante passo in avanti dai loro rappresentanti legali.

Spotify è un’azienda svedese che si occupa di streaming on demand, offrendo brani di varie case discografiche mainstream e indipendenti.

Nata nel 2008 può ora contare su più di 75 milioni di utenti, di cui 40 milioni paganti. Spotify è gratuitamente disponibile in versione in Europa, in America in Australia e in Nuova Zelanda e in alcune nazioni asiatiche.

Sulla sua piattaforma, disponibile sia in versione desktop che nella versione app per dispositivi mobili, la musica viene visualizzata secondo diverse categorie come genere, etichetta, album e artista. Il servizio gratuito durante l’ascolto prevede intervalli pubblicitari, effettuando l’upgrade, cioè sottoscrivendo un abbonamento l’esperienza sonora non prevede nessun intermezzo pubblicitario.

Per Spotify, la Apple è stata ufficialmente riconosciuta dalla Commissione Europea come protagonista di comportamenti anti-concorrenziali.

L’azienda avente il suo business core nella Silicon Valley ha invece commentato la vicenda, manifestando il suo ovvio malcontento, sulle pagine di The Verge, sito di di Vox Media dedicato al mondo dell'informazione tecnologica.

Qui un rappresentante della Apple ha affermato che è proprio grazie all’App Store che diversi servizi come Spotify sono riusciti ad affermarsi e a diventare grandi e che sì, la piattaforma digitale di iOS offre molti benefici che, in qualche modo, devono essere ripagati.

La possibile sanzione

Al momento non è ancora prevista nessuna sanzione e la Apple ha ancora tutto il tempo per fare ricorso e difendersi.

Teoricamente, come sanzione, la legislatura europea in tema prevede una sanzione pari al 10% di fatturato annuo.

Calcolatrice alla mano, stiamo parlando di una cifra che potrebbe ammontare a circa 27 miliardi di dollari circa visto che la Apple fattura qualcosa come 274,5 miliardi di dollari. A ciò potrebbe però aggiungersi la costrizione imposta del dover cambiare il proprio business model.

Il caso è stato sollevato da Spotify per via della così detta "Apple Tax", cioè la commissione che la ditta americana applica ai software a pagamento caricati nell’App Store per iOS.

Il regolamento è decisamente articolato ma, riassumendo brevemente il tutto ,si può parlare di un 30% circa a cui vengono applicate norme molto rigide che impediscono agli sviluppatori di sviluppare metodi alternativi di pagamento, come ad esempio il re-indirizzamento sul proprio sito web ufficiale per poi poter procedere a iscriversi e a effettuare i pagamenti da lì.

Questa pratica è sempre stata malvista e ha recentemente attirato diverse critiche da parte di diverse software house nel settore musicale nei confronto di Apple, ma la posizione di Apple è cambiata perché è diventata una diretta concorrente, proprio grazie allo sviluppo della sua Apple Music, che parte però da una posizione di vantaggio economico rispetto alle altre applicazione. Spotify, per intenderci, paga commissioni, mentre Apple Music no.

Per questo motivo l’azienda di origine svedese nel 2019 ha denunciato la Apple per concorrenza sleale, dando il via ad una serie di denunce parallele come ad esempio quella portata avanti della Epic Games che si è scagliata contro la ditta di Cupertino per via del famoso Fortnite Ban, disputa che fa riferimento al contenzioso relativo al famoso videogioco, o alle polemiche lanciate da Rakuten che ha protestato in merito alle regole di Apple Books per gli e-book.

La reazione della Apple

Apple in seguito a tutto ciò ha quindi deciso di apporre delle modifiche alle sue regole sulle commissioni.

Ha infatti dimezzato le sue commissioni per quanto riguarda il sevizi di video streaming, comparto che fattura annualmente poco meno di un milione di dollari. Sono state dimezzate anche le commissioni riguardanti i servizi che propongono l’abbonamento con un rinnovo in automatico, ma in questo caso il taglio alla commissione scatta solo dopo il completamento del primo ciclo annuale tariffario.

La ditta americana si sta dimostrando più conciliante ma queste misure, molto probabilmente, non saranno ritenute sufficienti dalla commissione europea perché non risolvono definitivamente il problema.

Secondo il diritto la soluzione possibile più estrema paventata porta a uno scorporo del business Apple, ma molto difficilmente, a dire il vero, si potrà andare in questa direzione e la Apple non dovrà rinunciare ai propri servizi e potrà mantenere il pieno controllo del suo App Store.

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