Si tratta di un resoconto scritto del periodo che va dal 20 aprile al 22 giugno del 1945 a Berlino, dettagliante le esperienze vissute in prima persona dall’autrice durante l’occupazione della città da parte dell’Armata Rossa...
Il primo ritratto di Marta Hillers è una foto-tessera – come dimostra una parte di timbro, nell’angolo in altro a destra e forse l’ombra di una fustella nell’angolo opposto – probabilmente scattata prima della guerra. Dal colletto di un cappotto, di una non meglio identificata pelliccia, che le nasconde il collo, esce un volto regolare, capelli bruni raccolti sulla nuca con la scriminatura a sinistra nascosta da un baschetto scuro posato, come si diceva un tempo, sulle ventitré, che le nasconde un orecchio sfiorandole un sopracciglio. Gli occhi scuri, segnati da un breve alone di occhiaie appena accennate, guardano dal basso in alto, quasi una sfida all’obbiettivo o al fotografo che lo impugna, o forse al futuro che la giovane Marta immagina di conquistare, con la forza della sua giovinezza. Il secondo ritratto di Marta è una foto del 1946, su di lei è passata la ferocia di una guerra perduta. Ed è facile indovinarlo. Anche questa sembra una foto tessera. Ora i capelli sono sciolti e si fermano appena sotto l’orecchio, non ha più il cappellino a segnalare lo status di ragazza borghese, e neppure il cappotto di pelliccia; al collo è annodato un foulard. Le labbra sono le stesse dell’altra fotografia: piccole e carnose sembrano accennare un sorriso, ma è l’illusione fisiognomica degli angoli rivolti naturalmente verso l’alto. Gli occhi si incaricano di denunciare la distanza e la storia fra i due ritratti: ora sfuggono l’obbiettivo guardano altrove, la sfida è stata perduta, Marta è stata sconfitta dalla guerra, dagli uomini, dai suoi compagni di sventura in quelle drammatiche settimane dal 20 aprile al giugno del 1945, quando Berlino divenne la città espugnata e devastata dall’Esercito russo.
Così, Simonetta Bartolini introduce la nuova edizione di “Una donna a Berlino”.
Si tratta di un resoconto scritto del periodo che va dal 20 aprile al 22 giugno del 1945 a Berlino, dettagliante le esperienze vissute in prima persona dall’autrice durante l’occupazione della città da parte dell’Armata Rossa, descrivendo in particolare gli stupri subiti da lei e dalle donne del suo caseggiato. L’autrice riportò gli appunti in 121 fogli dattiloscritti, e il giornalista e scrittore Kurt Wilhelm Marek, il quale abitava nella stessa zona dei fatti, dopo aver scoperto l’esistenza del diario convinse l’autrice a pubblicarlo negli Stati Uniti nel 1954, e solo successivamente in Germania nel 1959. Su richiesta dell’autrice, l’opera fu pubblicata anonima: soltanto dopo la sua morte, la redattrice del diario fu identificata come la giornalista Marta Hillers (1911-2001).
L’opera costituisce quindi un documento storico fondamentale per la ricostruzione di quei momenti, mettendo in luce molti degli orrori con cui la protagonista si trovò a convivere e la lotta degli abitanti di Berlino per sopravvivere alla catastrofe. Si tratta di una cronaca agghiacciante e senza omissioni di quel che è stato definito lo stupro di Berlino.
Una donna a Berlino, scrive Ceram – il celebre autore di Civiltà sepolte – nell’introduzione alla prima edizione, è «un documento e non […] un prodotto letterario», volendo porre l’accento sul valore di testimonianza che queste pagine rivestivano in anni in cui si stentava ad associare al termine “liberatori” quello di “violentatori”, e la denunzia delle violenze perpetrate dall’esercito russo contro le donne di un popolo sconfitto e ormai inerme era una specie di tabù, soprattutto in Germania che infatti inizialmente ostracizzò il diario di Anonima. La sua lettura oggi, a distanza di oltre tredici lustri dagli avvenimenti e sessantasette anni dalla prima pubblicazione in inglese, promuove queste pagine a documento letterario, dove l’aggettivo non richiama il concetto di finzione che solitamente si associa, o meglio, si associava alla letteratura, ma piuttosto un genere, quello della letteratura femminile che, soprattutto dalla seconda metà del ‘900 in poi, si è proposta di raccontare il punto di vista delle donne.
Con una nuova introduzione della professoressa Simonetta Bartolini (v. allegato) e, in appendice, una scheda biografica di Marta Hillers e un approfondimento confermante la corrispondenza fattuale dei diari originali della Hillers con le successive stesure del manoscritto e del testo definitivo a stampa del 1954.
Formato 13x20 brossura, 310 pagg., alcune ill. bn, Euro 20,00.
Edito da Italia Storica Edizioni storico-militari, Genova 2021.
ISBN 978-88-31430-17-3
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