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Il pensiero dei Conservatori europei sul futuro della UE

Nel saluto di Giorgia Meloni, presidente Ecr Party, ai partiti della famiglia dei conservatori, così come nella recente lettera da lei inviata al Corriere della Sera, viene tracciata la roadmap ideale per la svolta conservatrice in Italia e nella UE...

In un editoriale del 26 dicembre scorso dal titolo La destra accetti l’Europa, Angelo Panebianco, aveva definito il sovranismo come malattia senile del patriottismo, una caricatura addirittura, sostenendo, in buona sostanza, che una coalizione politica di destra porrebbe l’Italia fuori dall’Europa, semplicemente perché non ne accetta i fondamentali.

Si tratta di una tesi che si diffonde sempre di più sulle colonne dei giornali italiani allineati allo status quo nazionale ed europeo, volta a diffondere la narrazione che essere sovranisti significhi molto banalmente, fare della propria Nazione un’ entità isolata, “egoista”, incapace di cooperare con gli altri Stati e possibilmente anche estremamente conflittuale con tutto ciò che si pone al di fuori di essa, come altre nazioni, popoli, culture.

Una lettura superficiale che come ha ben specificato Giorgia Meloni, nel rispondere con una lettera all’editoriale di Panebianco, serve solo alla diffusione “di una teoria rassicurante per la sinistra italiana in costante crisi di identità e di consenso, ma rimane molto distante dalla realtà dei fatti. Del resto – ha aggiunto il leader di ECR e di Fratelli d’Italia - se fosse davvero così, come si spiegherebbe la mia recente elezione a presidente dei Conservatori europei, formazione che racchiude quaranta partiti europei e occidentali? Parliamo di una delle più importanti e storiche famiglie politiche continentali”.

Il modello confederale secondo i conservatori europei

Nella sua lunga risposta a Panebianco, Meloni ha illustrato la visione “sovranista”, ricordando che quando i conservatori europei parlano di “Europa delle Patrie”, non fanno altro che dare continuità a quella intuizione gollista che fu addirittura antecedente i Trattati di Roma del 1957,. “Sostenere che esista vita solo nell'attuale equilibrio non è rispettoso nei confronti di milioni di europei che —pur considerando l'Europa una grande occasione si identificano in una diversa visione politica circa la sua integrazione”. Ha ribadito la Meloni ricordando che la comunità politica dei conservatori europeui si incontrava proprio in questi giorni per ribadire la sua visione d'Europa basata su un modello confederale, alternativo al modello federalista, per una Ue che condivida le grandi sfide  politica estera, difesa, mercato comune  e lasci maggiore libertà nelle questioni più prossime alla vita quotidiana dei cittadini. Si tratta di quello che fu il sogno di Charles De Gaulle, che parlava di una comunità di Stati liberi e sovrani. È l'Europa delle patrie che la destra italiana ha sempre incarnato e che anche Fratelli d'Italia oggi interpreta.

Il fallimento del modello federalista della UE alla prova del Coronavirus

Negli stessi giorni del botta e risposta con il Corsera, nel suo saluto di fine anno, il presidente di Ecr Party, si è rivolto ai partiti della famiglia dei conservato­ri, proprio con una accorata critica all’attuale modello federalista della UE, alle prese con la pandemia.

“È stato chiaro che nel 2020, l'Unione Europea non è stata all'altezza delle aspettative. Le persone in tutto il continente hanno lottato, ma l'UE ha fatto poco. Al suo posto abbiamo visto che un'alternativa era possibile. Che i singoli Stati membri possono riunir¬si su base volontaria, nello spirito di solidarietà cristiana, sostenendosi a vicenda. I medici polacchi sono venuti in Italia per sostenere i nostri ospedali. I dispositivi di pro-tezione cechi sono stati inviati in Spagna per sopperire alle carenze. Questi atti non provenivano da una direttiva dell'Unione Europea, ma da un qualcosa di più importante: gli stretti rapporti tra gli Stati membri”, ha detto.

Da questa prova imposta dalla pandemia da Covid-19 in cui la tanto sbandierata solidarietà UE non si è dimostrata all’altezza della situazione, la Meloni ha visto emergere come alternativa un primo embrione di quel modello confederale che il conservatorismo europeo dovrà promuovere come nuova stagione per il vecchio continente.

Ricostruire l’Europa abbattendo la dittatura del politicamente corretto.

“Mentre guardiamo alla ricostruzione dell'Europa dopo questa crisi – ha detto ai membri dell’ECR - dovremmo considerare che è giunto il momento di rimettere gli Stati membri al centro dell'Unione Europea. Che abbiamo la possibilità di rimodellare l'UE in una coalizione di Stati nazionali sovrani che si offrono volontari per lavorare insieme, invece di diventare soggetti a un lontano governo federale a Bruxelles.

Gli eventi politici che abbiamo vissuto nelle ultime settimane dimostrano chiaramente che ci troviamo di fronte al più potente e violento attacco contro i governi di nazioni sovrane che si op-pongono alla dittatura dell'ideologia politicamente corretta. Il trattamento che hanno riservato al presidente Trump è il primo passo, il tentativo di forzare i trattati contro Polonia e Ungheria è il secondo, la volontà di umiliare il popolo britannico che ha scelto liberamente la Brexit è il terzo. I nostri valori comuni, la nostra idea classica di Europa, la nostra civiltà, sono minacciati e dobbiamo reagire con il linguaggio della verità, con l'amore che proviamo per la nostra gente e la loro libertà. Abbiamo un'occasione d'oro per rimodellare l'Europa nella visione di De Gaulle e Robert Schuman che non sognavano di costruire un superstato, ma un'alleanza di Stati nazionali che lavorano insieme.”

E poi il richiamo all’ottimismo per il 2021, perchè l'anno che verrà sarà al­trettanto impegnativo, ma ciò non significa che non bisogna essere ottimisti. Il conservatorismo è dopo tut­to una cultura naturalmente ottimista.