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La presenza asfissiante dei burocrati che toglie l’ossigeno agli Stati in difficoltà

A Bruxelles, tra gli asettici corridoi dei palazzi del potere europeo, agiscono nell'anonimato migliaia di "ragionieri". Nessuno li conosce e nessuno di loro gode di una legittimazione popolare, ma hanno il potere di influenzare drasticamente il presente e l'immediato futuro degli Stati. Li conosciamo con il nome di burocrati e costituiscono l'ossatura amministrativa dell'Unione Europea. Tutelati dalle norme di diritto comunitario, vigilano sull’applicazione degli svariati regolamenti della Commissione Europea da parte dei martoriati membri dell’UE. Regolamenti che implicano protocolli e parametri da rispettare minuziosamente, pena un rigoroso procedimento di infrazione.

E’ un sentimento ormai diffuso l’antipatia verso le istituzioni europee, ammassate in un’area di pochi chilometri quadrati della capitale belga, ormai soprannominata “Eurobolla”. Nel soprannome, poco cortese, ritroviamo i sentimenti contrastanti che l’Europa oggi suscita. Nulla, infatti, sembra poter tangere il velo di rigore e austerità di quei palazzoni tutti uguali.  Sembrano voler affermare il trionfo della procedura sulla politica, dell’establishment sulla partecipazione popolare. Lo scollamento tra popoli ed UE è ormai netto e la sfiducia nei confronti del grande sogno europeo, che ha animato i fautori dell’origine dell’istituzione sovranazionale, è realtà.

I danni dei burocrati: i casi di Italia e Grecia

Abbiamo ancora sotto gli occhi le immagini del popolo greco messo in ginocchio dalle politiche di austerity dettate dall’UE. Nel 2014 il governo greco dovette dimezzare il budget della sanità pubblica per rispettare i diktat europei. Questo comportò il collasso del sistema sanitario nazionale che privò i greci delle più basilari cure mediche. Si calcola che circa il 70% della popolazione non fosse nelle condizioni di acquistare i medicinali. Una nazione la cui sovranità, di fatto, venne commissariata senza scrupoli per il perseguimento della stabilità dei mercati a seguito della crisi economica del 2008.

In Italia, senza dimenticare le politiche di austerity intraprese dal governo Monti nel 2012, possiamo ricordare un altro grave episodio che denota il rigore burocratico dell’UE. Un regolamento del 2015 individuava uno standard di grandezza delle vongole che, secondo i palati raffinati dei burocrati europei, doveva raggiungere un diametro di 25 mm. Un tentativo di omologazione che avrebbe gravemente danneggiato la pesca del prelibato mollusco sulle coste adriatiche, favorendo così l’inserimento nel mercato italiano di prodotti stranieri.

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