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New Pact on Migration and Asylum. E’ l’Italia a pagare il conto più salato.

Image by Sabine W. from Pixabay

Alla luce di conflitti e crisi umanitarie, spesso generati dall'islamismo radicale, anche le istituzioni europee si sono accorte della cronicità e della gravità del fenomeno....

Gli ultimi sbarchi di Lampedusa, il summit interreligioso di Bologna, il prossimo G20 straordinario sulla crisi afghana. Il problema migratorio è al centro dell'agenda pubblica europea e internazionale. Numerose sono le implicazioni di natura politica: diritti umani, libertà religiosa, fondamentalismo, terrorismo internazionale, lotta all’immigrazione clandestina. La gestione dei flussi migratori è una priorità per tutti i governi del mondo avanzato, nei cinque continenti ma soprattutto in Europa per ovvie ragioni di “vulnerabilità” geografica.

Alla luce di conflitti e crisi umanitarie, spesso generati dall'islamismo radicale, anche le istituzioni europee si sono accorte della cronicità e della gravità del fenomeno.

Il New Pact on Migration and Asylum, targato Ursula Von der Leyen, ha compiuto un anno in questi giorni. Ma la Commissione europea ha poco da festeggiare. Troppo lontani, ancora, sono gli obiettivi prefissati. L’ultimo “Rapporto su Migrazione e Asilo” giunto sulle scrivanie di Bruxelles ha costretto la Commissione a rilasciare, lo scorso 29 settembre, una importante comunicazione al Parlamento europeo e alle varie istituzioni comunitarie.

Nei primi nove mesi del 2021 gli ingressi illegali nell’UE sono stati circa 120 mila, a fronte dei circa 77 mila dello stesso periodo del 2020 – dato quest’ultimo sul quale hanno certamente inciso le restrizioni dovute alla pandemia Covid – e dei circa 91 mila dello stesso intervallo temporale del 2019. Preoccupano le rotte migratorie del Mediterraneo orientale. Se in Grecia è stato rilevato un decremento del 58% di arrivi, Cipro non se la passa affatto bene con un aumento del 47%.

Ma è l’Italia a pagare il conto più salato con un incremento del 208% degli arrivi dalla Turchia, circa 6175 nuovi immigrati, un numero enorme se si pensa che nello stesso periodo del 2020 erano stati poco più di 2000. Preoccupa ancor più, e vedremo a breve perché, la rotta settentrionale, quella che ha nella Bielorussia il suo crocevia. Il documento pone l’accento sugli “attraversamenti illegali di frontiera organizzati e sostenuti dallo Stato bielorusso verso Lituania e Polonia”. Voli e viaggi interni sarebbero organizzati da Minsk per facilitare il transito dei migranti dal confine nordorientale dell’Unione ai paesi limitrofi, nei quali gli ingressi irregolari sarebbero 50 volte superiori rispetto a quelli dell’anno precedente. La maggioranza dei clandestini proviene dall’Iraq e dall’area mediorientale. Ma visti i recenti sconvolgimenti politico-umanitari non passa inosservata la crisi afghana.

La situazione in Afghanistan continua a essere drammatica. L’Unione europea rimane doverosamente attiva con i “partner umanitari” che si occupano di offrire servizi sanitari, cibo e acqua. Anche in sede ONU, le istituzioni europee e gli Stati membri hanno recentemente annunciato uno stanziamento complessivo di 677 milioni di euro per fronteggiare l’emergenza umanitaria, dei quali 200 disponibili già nel 2021. Sempre in queste ore è previsto un forum europeo dei vari Ministri di Esteri e Interni per valutare soluzioni sostenibili per gli afghani più bisognosi di protezione internazionale: donne, bambini e anziani ma anche persone con specifiche tutele come attivisti per i diritti umani, magistrati e giudici, giornalisti e professionisti dell’informazione.

Altra iniziativa UE è l’avvio di una piattaforma politica regionale di cooperazione con i Paesi limitrofi, volta a prevenire gli effetti incontrollati dei flussi migratori nell’area e supportare la risposta delle economie locali. Il Rapporto si sofferma anche sulle rotte del Mediterraneo centrale e occidentale/atlantico, su cui la pressione migratoria è esorbitante. Nei primi 9 mesi del 2021, in Spagna il totale degli arrivi è di quasi 26 mila persone, circa il 54% in più rispetto allo stesso periodo del 2020. In questa percentuale, più che raddoppiati sono gli arrivi sulle Isole Canarie. Sul versante atlantico, Marocco, Mauritania e Senegal sono i paesi di provenienza. Ancora dal Marocco e dall’Algeria sono invece gli arrivi che percorrono la rotta del Mediterraneo occidentale.

In Italia le cose non vanno meglio. La rotta del Mediterraneo centrale ha registrato un incremento dei flussi pari all’82%. Ma, stando ai numeri, se Malta ha visto diminuire gli arrivi del 78%, il Belpaese ha subito uno spaventoso aumento degli sbarchi: al 30 settembre 2021, sarebbero 46.167, quasi il doppio dei 23.726 dello scorso anno, secondo i dati confermati anche dal Ministero del Interno.

Insomma, l’emergenza migranti non è affatto terminata e il Rapporto UE lo conferma. Anche Ursula Von der Leyen se n’è accorta e ha deciso di cambiare musica. Se fino ad oggi Bruxelles ha dato soldi ai Paesi di origine e di transito per contrastare la tratta degli esseri umani e l’immigrazione clandestina, visti i risultati, la Commissione prospetta una nuova strategia: blocco degli accordi commerciali e sospensione di aiuti e finanziamenti ai Paesi inadempienti.

Il piano migratorio varato lo scorso anno si fondava su tre pilastri: filtraggio alle frontiere, solidarietà tra gli Stati membri e rafforzamento del sistema dei rimpatri. Ma il pacchetto Von der Leyen è rimasto nel cassetto e il nuovo documento è di tutt’altro segno: bisogna punire gli Stati che favoriscono l’immigrazione illegale. Si tratta, finalmente, di una bella svolta, se non altro concettuale. Ma sull’attuazione della nuova strategia non sono incoraggianti alcuni passaggi. Se si fa esplicito riferimento al caso della Bielorussia, alla crisi afghana e alla Grecia, la terza frontiera in questi anni soggetta al continuo viavai di clandestini, spesso con la grave complicità della Turchia, il rapporto minimizza quel che accade in Italia (e in Spagna).

Se anche Erdogan ha ricevuto importanti finanziamenti non solo per fronteggiare la crisi siriana, ma anche per controllare le frontiere della Libia, paese diviso da una guerra civile senza fine e totalmente incapace di garantire all’Italia un adeguato controllo delle proprie frontiere, il nostro Paese, “Porta d’Europa” per tanti esseri umani, è sempre più sola.