In questo articolo andiamo a scoprire in cosa consiste la nuova normativa che, entrando in vigore dal 1° gennaio 2021, regolerà il volo dei droni in Italia...
La nuova normativa che regola il volo dei droni diventerà effettiva con ben sei mesi di ritardo rispetto alla data prestabilita: dal 1° luglio, infatti, si è passati al 1° gennaio 2021.
Le cause di questo rinvio, come è facile immaginare, sono ascrivibili all’emergenza sanitaria Covid-19 tutt’ora in corso, fattore che ha sicuramente rallentato le regolari attività dei soggetti coinvolti nell’esecuzione del regolamento, il 2020/746.
Ma quali sono le regole che vengono introdotte con questa nuova normativa? E quali sono le conseguenze che queste avranno sulle attività di tutti i dronisti d’Europa?
In sintesi, dal 2021 ci saranno norme più marcate che disciplineranno l’uso di droni per svago o per scopi commerciali. In più, ci sarà un cambio di competenza: l’ente di riferimento per le operazioni SAPR (mezzi aerei a pilotaggio remoto) non sarà più l’ENAC (ovvero l’Ente Nazionale Aviazione Civile), ma l’EASA (la European Union Aviation Safety Agency).
Nelle prossime righe vedremo nel dettaglio tutte le modifiche del caso, di modo che i vostri droni possano volare nel pieno rispetto delle regole.
Quando ci si deve confrontare con una nuova normativa, è sempre bene fare un piccolo ripasso del gergo legislativo che poi si incontrerà nel corso della disamina.
Per prima cosa, quindi, chiariamo una volta per tutte cosa si intende con il termine “operazioni”.
Le operazioni, molto semplicemente, indicano l’azione di far volare il proprio drone.
Ciò che cambia, però, sono le categorie a cui sono ascrivibili le operazioni di volo istituite proprio dall’EASA e la differenza la faranno due elementi precisi:
Per ora, le categorie individuate sono 3, ovvero:
Le prime si riferiscono alle attività svolte da amatori e professionisti e presentano delle specifiche distinzioni che fanno riferimento al peso del drone e sua capacità di volo.
In sintesi, per un'operazione OPEN il peso del drone non deve superare i 25 Kg; in più, per quanto riguarda le operazioni di volo, con la categoria OPEN è previsto solo il volo a vista (Visual Line of Sight, VLOS) ad altezze che non superino i 120 metri di altezza.
Se il drone che usate è più pesante di quanto indicato e vola ad altezze superiori, l'operazione diventerà immediatamente di categoria SPECIFIC.
In cosa consiste, allora, la categoria SPECIFIC?
In questa categoria rientrano tutte le operazioni che necessitano di autorizzazioni speciali; ecco perché le operazioni di questa tipologia devono essere valutate da organi specifici.
Nel caso ci siano particolari rischi o condizioni singolari, queste operazioni diventano automaticamente CERTIFIED e, in questo caso, ciò che fa fede sono le regole aeronautiche.
La categoria di operazioni OPEN è quella che si deve applicare a tutti coloro che fanno volare i propri droni di piccole dimensioni per svago e divertimento.
I requisiti da rispettare sono i seguenti:
La categoria OPEN presenta tre sottocategorie che dipendono, sostanzialmente, dalla posizione di volo del drone rispetto alle persone:
A questa sottocategoria se ne aggiunge un’altra che prende in considerazione la massa del drone:
Nella classe A1 si può volare solo ed esclusivamente usando droni sotto i 250 grammi o dispositivi tra 250 e 900 grammi che presentano il marchio CE. In questa classe è consentito alzare il drone anche sopra centri urbani.
In più, diventano più stringenti i requisiti per poter volare in queste sottocategorie; per volare in una qualsiasi categoria, dalla A1 alla A3, è necessario seguire un corso online e un conseguente esame. L’unica eccezione viene fatta per chi usa droni il cui peso è inferiore ai 250 grammi, sia che siano commerciali o costruiti in autonomia.
Altra eccezione valida solo per i droni sotto i 250 grammi è l’assenza di trasponder; solo i device di questo tipo possono volare senza avere un sistema di identificazione elettronica. Per tutti gli altri, invece, risulta necessaria.
Quando si dispone di un drone che supera il peso di 900 grammi dotati del nuovo marchio CE, il volo in vicinanza delle persone è possibile (la categoria è la A2); la conditio sine qua non, però, è il superamento di un test teorico presso un centro autorizzato e il patentino A1/A3.
La classe A3, invece, include tutti i droni che non vengono menzionati nelle precedenti categorie (parliamo di droni commerciali sopra i 900 grammi o modelli autocostruiti che superano i 250 grammi).
La nuova normativa parla di droni marchiati con la specifica etichetta CE, cosa che, purtroppo, non può essere applicata a tutti i modelli ora commercializzati.
Questa nuova marcatura prevede la presenza del marchio CE seguito da un numero che specifichi la categoria di appartenenza del drone (CE-01, CE-02).
Insomma, si tratta di una questione ancora tutta da sciogliere e che, sicuramente, meriterà un approfondimento futuro.
Per quanto riguarda il transponder, invece, questo risulta obbligatorio per ogni drone che superi i 250 grammi.
Dalle indiscrezioni che sia hanno al momento, il dispositivo di tracciamento elettronico risulterà necessario per volare in classe A1, A2 e A3.
Su Internet sono reperibili numerosi documenti aggiornati con tutta la situazione relativa alle aree di volo e alle loro regole; è facile intuire che la differenza sostanziale sarà l’altezza di volo consentita.
Nel caso in cui non venga specificata un’altezza precisa, dovranno essere applicate le regole della categoria OPEN.
Tra le altre novità che entreranno in vigore dal 1° gennaio, ci sarà l’obbligo di patentino per pilotare droni superiori ai 250 grammi anche per scopi ricreativi.
Al momento, per ottenere il patentino bisogna sostenere un esame il cui costo è di 31€. Questo si paga solamente se superato e l’esame potrà essere sostenuto fino a 6 volte a settimana.
Attenzione però, perché questo sistema rimarrà valido fino al 31 dicembre 2020. Dal 1° gennaio, infatti, il costo dell’esame rimarrà di 31€, ma questi dovranno essere pagati a ogni prova sostenuta, sia che si venga bocciati o promossi.
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