Email Facebook Twitter LinkedIn
×ECR Party
The Conservative
ECR Party
TheConservative.onlineTwitterFacebookInstagramYouTubeEmailECR Party’s multilingual hub for Centre-Right ideas and commentary
ItalianItalianEnglishBulgarianCroatianCzechMacedonianPolishRomanianSpanishSwedish
The Conservative
Notizie & Commenti   |    TV   |    Print   |    Giornalisti

UNA RETE PER GARANTIRE A TUTTI IL DIRITTO ALLO SPORT

È una delle sfide più importanti che il Consiglio d’Europa porta avanti. È un obiettivo prioritario della società moderna per superare le discriminazioni e per promuovere l’inclusione sociale. Parliamo di un diritto che deve essere garantito ad ogni singolo cittadino, indipendentemente dalle sue condizioni sociali o di salute, dalle sue capacità e qualità: praticare uno sport. I benefici dell’attività fisica e di un corretto stile di vita sono noti a tutti. Un cittadino attivo, in forma ed in salute, ad esempio, ha un peso minore per le casse del sistema sanitario nazionale.

 

Comportamenti corretti e virtuosi, stando ai dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, sembrano non essere incentivati a pieno dagli Stati. Secondo l’OMS, infatti, il 60% degli adulti non svolge sufficiente attività fisica. La conseguenza più diretta è un aumento di casi di obesità e sovrappeso, oltre che di patologie cardiovascolari. Se la sedentarietà è pericolosa, lo diventa ancor di più per tutte quelle persone che, a causa di condizioni fisiche, motorie, cognitive o intellettive, hanno minori possibilità di essere fisicamente attive. Il dato delle persone con disabilità che praticano una sana attività fisica o una disciplina sportiva è assolutamente allarmante, per non dire preoccupante. Solo il 15,5% è attivo, mentre il restante 84,5% si dichiara assolutamente sedentario. La percentuale di inattivi con handicap, in poche parole, è quasi il doppio rispetto a quella dei normodotati (47,1%). Un quadro con questi numeri spietati ha ripercussioni sul welfare, ma ha anche spiacevoli risvolti sociali. L’inclusione sociale ed il cambiamento culturale, auspicabile soprattutto in quelle regioni in cui un disabile viene emarginato e rinchiuso all’interno di quattro mura, vengono meno.

 

Tra le buone pratiche e progettualità europee che cercano di cambiare la società, utilizzando lo sport come un valido strumento non solo di aggregazione ed inclusione, ma anche come un motore del benessere e dell’equilibrio psico-fisico dell’individuo, merita una menzione un’iniziativa italiana. Si chiama “Non Solo Assistenza” e l’obiettivo dei soggetti promotori è quello di realizzare una rete di sostegno per la disabilità. Associazioni pubbliche e private, Enti di Promozione Sportiva, Organizzazioni Non Lucrative di Utilità Sociale, Società sportive dilettantistiche, tecnici, atleti e volontari hanno creato un network nazionale con l’intento di realizzare un piano di attività motoria per persone con disabilità. Attività fisiche integrate ed adattate, svolte anche con la presenza di atleti normodotati, vengono caldeggiate ed incoraggiate. L’impatto sociale di “Non Solo Assistenza” è devastante e lo sarà ancor di più nel prossimo futuro, quando giungerà a conclusione e sarà replicato o preso come modello, Oltre a generare benefici psico-fisici nei partecipanti e a favorire l’accesso alla pratica sportiva a tutti, il progetto sradica quelle radici figlie di un retaggio culturale legato al passato ed abbatte muri come l’indifferenza e l’esclusione sociale. La rete creata da “Non solo assistenza” è in continua e costante espansione. Singoli cittadini, organizzazioni di volontariato, scuole ed Enti territoriali hanno sposato la causa e si stanno impegnando accanto ai promotori, affinché lo sport diventi a tutti gli effetti un collante sociale.