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Dal Pnrr alla sfida sulla disabilità

All’interno del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza presentato dal Governo Italiano all’Europa si parla anche di disabilità. Lo si fa sottolineando come “l’attenzione per le persone disabili caratterizza tutto il Pnrr, in linea con la convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità”. Nello stesso documento si sottolinea come, stando ai dati del 2019, in Italia le persone con disabilità (ovvero che soffrono a causa di problemi di salute e di gravi limitazioni che impediscono loro di svolgere attività abituali) sono 3 milioni e 150 mila, pari a circa il 5 per cento della popolazione.

Si tratta però di un dato parziale, che non può da solo dare il senso e il peso di questo mondo sulla società italiana. Infatti stando ai dati Inps, Inail, Province Autonome (con gestione non in convenzione), la platea di persone da prendere in esame cresce notevolmente. Infatti ai numeri riportati nel Pnrr devono aggiungersi coloro che sono colpiti da patologie invalidanti (ma ai quali si deve ancora riconoscere l’invalidità), oppure quanti non raggiungono i requisiti per percepire indennizzi economici. In questo modo sarebbero circa 7,5 milioni le persone con forme di disabilità o non autosufficienza media o grave (tra il 34 e 100%).

Un numero impressionante di persone, che però ancora una volta non completa il quadro della disabilità in Italia. C’è infatti da considerare un altro aspetto: visti questi numeri, perlomeno un terzo della popolazione nazionale ogni giorno si deve confrontare con la disabilità all’interno del proprio nucleo familiare. Si tratta di persone che, pur non essendo disabili, sono strettamente legate a questo mondo, dato che si occupano (spesso in via esclusiva) di un parente o di un congiunto. Proprio per questo, anche se a titolo diverso, dovrebbero rientrare nelle statistiche o quantomeno nelle politiche di quanti si occupano di questi temi ad ogni livello.

L’importanza di queste persone aumenta in modo esponenziale in quei luoghi dove i servizi di assistenza pubblici sono insufficienti, carenti oppure addirittura inesistenti. In questi contesti il ‘peso’ dell’assistenza al disabile ricade completamente sui cosiddetti caregiver, per i quali ad oggi non esistono politiche specifiche. Infatti queste figure (familiari) non vengono in alcun modo assimilate ai lavoratori e a quanti si occupano dei servizi di assistenza per gli anziani o per i disabili. In questo modo, mancando una regolamentazione, non è nemmeno possibile individuarne la reale consistenza.

Si tratta di persone che ogni giorno si trovano a convivere, lottare e lavorare con la disabilità, con tutta la pressione e la responsabilità di prendersi cura di un proprio caro. I caregiver fanno quindi parte, a pieno titolo, di quella vastissima platea di persone sulla cui vita incide pesantemente la disabilità. Ed è anche su questi individui che dovrebbero concentrarsi le politiche che verranno varate a seguito del Pnrr, soprattutto nell’ottica di una revisione dell’intero sistema di welfare italiano. Con l’obiettivo di riformare il sistema di assistenza, così come le possibilità di accesso al lavoro e alla scuola per le persone disabili. Cercando allo stesso tempo di trovare, nell’ordinamento nazionale, un giusto posto per i caregiver familiari, perché possano anch’essi ottenere le giuste tutele e sicurezze.