Bandiere, slogan e cori contro la “compagnia Bonsai”. I lavoratori Alitalia sono scesi in piazza a Roma per protestare contro le condizioni capestro imposte dall’Ue per il rilancio della nuova compagnia di bandiera Ita. Che di fatto smantellano Alitalia.
Alitalia, la protesta dei lavoratori contro l’Ue
La manifestazione è in corso in piazza Santi Apostoli davanti la sede romana della Commissione europea. Al centro della protesta indetta da Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl trasporti il destino sempre più incerto di Alitalia. Stretta tra la crisi di liquidità in cui versa l’azienda, sotto Amministrazione straordinaria, e i diktat di Bruxelles. Un ostacolo – spiegano i sindacati – per la partenza di una grande compagnia di bandiera. Le nuove condizioni sono infatti adeguate “a un vettore anonimo, regionale e senza prospettive occupazionali”. E rischiano di consegnare il ricco mercato italiano, terzo in Europa e decimo al Mondo, ai vettori europei a danno del nostro Paese.
A rischio migliaia di posti di lavoro
L’esasperazione dei dipendenti è alle stelle. In migliaia sono a rischio licenziamento. Incerti anche gli stipendi di aprile. Nel corso della manifestazione non è mancato qualche momento di tensione quando i manifestanti hanno aperto un varco per passare a via Cesare Battisti e quindi riversarsi a piazza Venezia, dove hanno bloccato la piazza. I sindacati protestano contro la debolezza del governo Draghi nel negoziato in corso con l’Europa. “Un governo che non parla con chi rappresenta i lavoratori in un momento così delicato per il Paese”.
Rampelli: “All’Europa dà fastidio una compagnia da 20 miliardi”
Sulla crisi Alitalia è tornato in campo Fabio Rampelli denunciando la trappola dell’Ue. E la necessità di difendere la sovranità del trasporto aereo. Contro la messa all’asta del marchio pretesa da Bruxelles e la soluzione spezzatino. “Alitalia è un marchio che da solo vale miliardi di euro”, ha premesso il vicepresidente della Camera. “È evidente che all’Europa dà fastidio non solo Alitalia ma anche tutto ciò che essa rappresenta. L’eccellenza italiana. Immagino un avvoltoio girare sopra le nostre rotte aeree. Per accaparrarsi i flussi turistici miliardari senza tuttavia offrire ciò che Alitalia ha offerto agli italiani, Anche in questa fase pandemica”.
Quattro anni di commissariamento inutili
“I costi di Alitalia fuori controllo – continua – sono stati individuati. Ma in quattro anni di commissariamento non sono mai stati ristrutturati. Se la compagnia riporta questi costi sotto controllo, può stare agevolmente sul mercato con le proprie gambe”. Il riferimento è alle spese per i leasing degli aerei, l’acquisto del carburante e la manutenzione.
L’Italia non può andare in Europa con il cappello in mano
“L’Europa – prosegue Rampelli – sta imponendo delle condizioni capestro. Che tarpano le ali della futura compagnia. Basti considerare la differenza di ristori che l’Ue ha riconosciuto all’Air France, 4 miliardi. A Lufthansa, 11 miliardi. E all’Alitalia, 297 milioni di euro. L’Italia non può andare in Europa con il cappello in mano. E accettare di tagliare un asset strategico come una compagnia di bandiera. Siamo il secondo Paese manifatturiero, con un’industria florida come il turismo. E dobbiamo farci dire dagli altri come portare turisti, imprenditori e merci in Italia?”. Una follia. “L’Italia che cede il trasporto aereo a terzi è come l’Arabia Saudita che cede la gestione dei pozzi alla Cina”.
Infine punta i riflettori sui problemi logistici per l’eventuale passaggio a Ita. “Alitalia ha ancora tutte le certificazioni per volare sulle tratte internazionali. Se invece faranno partire ITA molto probabilmente queste certificazioni non saranno rilasciate prima di un lasso di tempo significativo”.
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