Email Facebook Twitter LinkedIn
×ECR Party
The Conservative
ECR Party
TheConservative.onlineTwitterFacebookInstagramYouTubeEmailECR Party’s multilingual hub for Centre-Right ideas and commentary
ItalianItalianEnglishBulgarianCroatianCzechMacedonianPolishRomanianSpanishSwedish
The Conservative
Notizie & Commenti   |    TV   |    Print   |    Giornalisti

COVID: IL RALLENTAMENTO DELLO SCREENING E L’IMPATTO SULLA DIAGNOSI DELLE PATOLOGIE ONCOLOGICHE

La prevenzione per la salute è fondamentale. In ogni campo medico, ma in modo particolare in quello oncologico, una diagnosi precoce della patologia può fare la differenza. Per questa ragione il Servizio Sanitario Nazionale ormai da tempo offre a tutti i suoi assistiti, in modo indipendente in ogni Regione, programmi di screening e di monitoraggio di diverse patologie: la mammografia per la diagnosi precoce del tumore al seno, la ricerca del sangue occulto nelle feci per la prevenzione del cancro del colon-retto e i Pap-test per lo screening del tumore al collo dell’utero.

Queste importanti misure preventive rivestono un ruolo fondamentale nella diagnosi precoce di una serie di patologie per la cura delle quali un intervento tempestivo è fondamentale. Secondo quanto riportato sul sito della Fondazione Veronesi, ad oggi, stando agli ultimi dati a disposizione, dagli screening deriva circa il 30% di nuove diagnosi di tumore. Un numero che non lascia spazio a dubbi circa l’importanza di questi test.

A causa dell’emergenza sanitaria però questa attività di monitoraggio ha subito una battura d’arresto: il numero degli inviti da parte del SSN al controllo e delle visite effettuate nel 2020 è stato di molto inferiore rispetto all’anno precedente. Questo, denunciano dalla Fondazione Veronesi, porterà nei prossimi anni ad un aumento dei decessi di pazienti oncologici.

Stando al report dell’Osservatorio Nazionale Screening, sul quale la stessa Fondazione Veronesi si basa, nei mesi di marzo e aprile 2020 si è verificata una sospensione delle prestazioni di screening (in modo non omogeneo sul territorio nazionale). I programmi sono stati poi riattivati a maggio dello stesso anno ma con tempistiche diverse anche qui, a seconda delle Regioni.

Ma vediamo nel dettaglio i numeri del periodo gennaio-settembre 2020 a confronto con lo stesso arco temporale dell’anno precedente:

Pap-test: nel 2020, stando alle tabelle, gli inviti a sottoporsi allo screening hanno coinvolto il 40,5% di donne in meno rispetto al 2019 ed è stato registrato un -48,8% degli esami. Mammografie: gli inviti agli appuntamenti sono stati il 34,5% in meno e il numero delle donne analizzate è stato del 43,5% inferiore. Per quanto riguarda gli esami di prevenzione del cancro del colon-retto, si è registrato un -42% degli inviti allo screening ed è stato esaminato il 52,7% di pazienti in meno rispetto al 2019.

Nel report è stato stimato inoltre il ritardo in “mesi standard”, ovvero di mesi di attività che sarebbero necessari per recuperare il ritardo accumulato rispetto alle persone esaminate, confrontando le performance del 2020 di ciascuna regione con quelle dell’anno precedente: il documento parla di 4,4 mesi di ritardo per lo screening del tumore al collo dell’utero, di 3,9 mesi per quello del tumore al seno e 4,7 mesi per quello al colon-retto.

È la Fondazione Veronesi a interpretare i dati dell’Osservatorio Nazionale Screening che indicano che nel 2020 sono stati effettuati oltre 4 milioni di inviti e 2,5 milioni di esami in meno rispetto al 2019. Questo determinerà l’aumento delle diagnosi di tumore in fase avanzata, un effetto collaterale della pandemia e della necessità degli ospedali di riconvertire e ridimensionare drasticamente e rapidamente da un giorno all’altro le proprie attività di routine.

Nell’ultimo trimestre del 2020 si è però fortunatamente assistito a una ripresa dell’attività di screening e in alcune Regioni ci sono state realtà che sono riuscite ad erogare anche più test rispetto al 2019, recuperando parzialmente il ritardo accumulato. In tutto questo, purtroppo, è emerso ancora una volta il divario tra nord e sud, con le Regioni meridionali in maggior difficoltà rispetto a quelle del settentrione. Va da sé che c’è bisogno di invertire la tendenza a livello nazionale, tanto più in vista della diffusione della variante Delta che riporterà l’attenzione ospedaliera sulla pandemia: là dove le Regioni autonomamente non riescono ad arrivare, il Governo deve intervenire, sia riequilibrando la situazione nord-sud, che ridando la stessa attenzione ai pazienti Covid e non, soprattutto per ciò che riguarda le diagnosi oncologiche, perché il paziente di serie B di oggi potrebbe rivelarsi un problema incalcolabile domani, forse ancor più grande del Covid stesso.