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Disoccupazione giovanile, una piaga sociale contro cui sono necessari interventi a sostegno dell’economia

Secondo quanto riportato dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) a inizio luglio 2021, nel nostro paese a causa della pandemia da Covid-19 i livelli di disoccupazione sono aumentati notevolmente. In particolare ad essere stati colpiti maggiormente sono stati i giovani. I numeri parlano chiaro: se il tasso di disoccupazione in generale è aumentato dal 9,5% del quarto trimestre del 2019 al 10,5% di maggio 2021, la fotografia della situazione dell’occupazione giovanile nel nostro paese desta ancora più preoccupazione. Sì perché secondo i dati dell’Ocse il tasso di disoccupazione tra i giovani è passato dal 28,7% del pre-pandemia al 33,8% di gennaio 2021. E l’Italia, dice sempre l’Organizzazione, “è uno dei pochi paesi Ocse in cui il tasso di disoccupazione giovanile è rimasto vicino al suo livello massimo per tutta la primavera del 2021”, al contrario di quanto accaduto a livello Ocse dove, stando ai dati, il tasso di disoccupazione giovanile è aumentato dall’11,4% al 19% (un picco che è stato raggiunto nell’aprile 2020) ma che dopo un anno (nello stesso mese del 2021) era sceso al 15%.

Quella della disoccupazione giovanile è una piaga sociale che deve essere affrontata con politiche mirate a sostegno dell’economia e del lavoro. Basta ai furbetti del reddito di cittadinanza, che più che un sostegno è una misura depressiva dell’economia del Paese e che contribuisce all’incremento del ricorso al lavoro nero e conseguentemente al tasso di disoccupazione. Deve essere messo un freno al ricorso ad ammortizzatori sociali che diventano a ben vedere, in questo modo, solo un deterrente al lavoro. Pensiamo al Sud Italia. La risposta non sono gli assegni di sussistenza per chi non lavora ma l’incentivo alla crescita delle infrastrutture: è necessario investire su chi dimostra di volersi rimboccare le maniche e diventare volano per l’economica di realtà più complesse. Ben vengano gli aiuti economici, ma questo tipo di sussidio deve essere indirizzato a chi è impossibilitato a lavorare per ragioni oggettive o a chi perde il lavoro.

È necessario formare la classe dirigente e lavorativa del domani per puntare alla valorizzazione dell’Italia e del Made in Italy. Ma per farlo è necessario investire sulla scuola. Deve essere efficientato il percorso formativo affinché anche i giovani italiani siano competitivi in Europa e per farlo deve essere attuata una profonda riforma del sistema scolastico, con l’abolizione della “Buona Scuola” e il miglioramento degli strumenti di collegamento tra scuola, università e mondo del lavoro.

Ma per indurre la crescita dell’occupazione è altresì fondamentale incentivare la crescita economica e per farlo è necessario che le aziende aprano e non chiudano. Quindi per andare in questa direzione devono essere previsti più sostegni alle imprese con la riduzione del cuneo fiscale nei primi anni di assunzione di un nuovo lavoratore e allo stesso tempo devono essere eliminate le differenze di trattamento tra i lavoratori, promuovendo al contrario i pari diritti per tutti gli appartenenti alla categoria, con un superamento delle differenze date dalle diverse tipologie di contratto esistenti, promuovendo al contrario una riforma che si ispiri al Contratto Unico per tutti. Deve essere incentivata la nascita di nuove aziende e per questo devono essere promossi il sostegno all’autoimpiego e zero tasse per i giovani che decidono di avviare un’impresa, perché l’obiettivo deve essere quello incentivare la formazione e la crescita di una gioventù nazionale protagonista delle sorti dell’Italia.