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La crisi, le proposte di riforma, gli scenari: l’UE al bivio? | Parte II

All’inizio degli anni 2000 la storia era cambiata. L’URSS era caduta, così come il muro di Berlino e vi erano nuove sfide da affrontare. Il terrorismo islamico dal 2001, la grande crisi economica del 2008, la crisi migratoria succeduta alle primavere arabe ed alla morte di Gheddafi nel 2011, la recente (e ancora in corso) pandemia del 2020, la crisi energetica che stiamo attualmente vivendo: eventi drammatici che hanno avuto un impatto profondo non solo sull’economia e sulla politica ai più alti livelli ma nella vita quotidiana dei cittadini, ai quali l’UE non ha saputo dare ancora risposte concrete, risolutive, univoche.

Questa evidente debolezza ha aperto la strada ai partiti ed ai movimenti che mettono in dubbio il processo di integrazione così come è stato attuato e condotto negli ultimi 30 anni, ridisegnando il progetto europeo con un ridimensionamento dei poteri comunitari a favore delle prerogative degli Stati membri. La teoria dominante, quella federalista (seppur mai del tutto realizzata) di Altiero Spinelli oggi sembra cedere il passo ed aprire la porta all’Europa delle Patrie di Charles De Gaulle.

Ciò che accomuna la maggioranza degli Europei, aldilà delle specificità nazionali, è ritenere che la priorità dell’UE dovrebbe essere assicurare la sicurezza dei cittadini ed il loro benessere economico e sociale. In questo momento le istituzioni europee faticano a dare risposte in termini di lotta al terrorismo, creazione di un welfare sociale, riduzione della disoccupazione, gestione del problema dell’immigrazione, gestione della pandemia, controllo dei prezzi dell’energia. Questi rappresentano fattori di stabilità essenziali per i cittadini europei e la mancata capacità di gestione mina l’architettura stessa dell’UE.

Il Parlamento Europeo, l’unica istituzione comunitaria che ad oggi è espressione diretta della volontà popolare, poiché eletta a suffragio universale dai cittadini dell’Unione ogni cinque anni, ha cercato di rispondere alla crisi delle istituzioni europee proponendo due importanti riforme.

La prima riguarda la procedura elettorale del Parlamento Europeo, nata con l’intenzione di garantire una maggiore legittimazione democratica del processo decisionale dell’UE. Nel progetto di relazione (2020/2220 INL), presentato dalla Commissione AFCO, si pone l’attenzione sulla necessità di definire dei criteri comuni in tema di procedure elettorali poiché, ad oggi, ciascuno Stato membro adotta regole basate su leggi nazionali. Al fine di rafforzare il ruolo del Parlamento stesso e, più in generale, il sistema di governance europeo, secondo la Commissione AFCO è fondamentale che ci sia un aquis communautaire anche in questa materia, per arrivare ad avere una vera e propria procedura uniforme, proponendo dunque norme di base comuni e suggerendo modifiche legislative, da adottare già alle elezioni europee del 2024. Tra le principali riforme richieste vi è, dunque, la proposta di definire norme comuni di ammissione dei candidati alle elezioni e in materia di campagne e finanziamento. Altresì, la riforma presentata dalla Commissione AFCO prevede la definizione di regole per armonizzare i diritti di elettorato attivo e passivo in tutti gli Stati membri; in questo ambito, si propone anche di avviare una riflessione sulla possibilità di abbassare a 16 anni l'età minima per votare. Nella relazione si evidenza la necessità di spostare l’attenzione dei cittadini dai temi nazionali alle questioni europee, al fine di facilitare un voto consapevole rispetto alle priorità sovranazionali. Sempre a questo proposito, si evidenzia la necessità di dare un ruolo più incisivo ai movimenti e ai partiti politici europei nel processo elettorale, affinché i cittadini possano conoscerne gli orientamenti e i programmi. Un punto molto interessante della proposta di riforma della Commissione AFCO riguarda la possibilità per i cittadini europei di indicare il proprio candidato preferito alla carica di Presidente della Commissione Europea, attraverso la creazione di una circoscrizione elettorale comune a tutti gli Stati membri, nella quale vengano eletti 46 deputati e nella quale i capilista siano i candidati di ciascuna famiglia politica alla carica di Presidente della Commissione. Una ulteriore importante novità sarebbe la creazione di una autorità elettorale europea, che avrebbe il compito di verificare che tutte le procedure siano correttamente rispettate dagli Stati membri. Il 9 maggio, Festa dell’Europa, si propone come giornata elettorale europea.

La seconda proposta interessante per questa disamina è quella avanzata dall’ex Presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, sull’estensione del diritto di iniziativa legislativa al Parlamento Europeo. Nell’idea dei proponenti, poiché come ricordato già il Parlamento Europeo è l’unica delle istituzioni comunitarie eletta dai cittadini, questa riforma garantirebbe una maggiore accountability democratica dell’Unione stessa.

 

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