Un’attività primaria, indispensabile per il singolo cittadino dovrebbe essere difesa, tutelata ed incoraggiata. Invece, lo sport, un diritto che è strettamente connesso al benessere e alla salute fisica e mentale, viene spesso calpestato da scelte politiche poco comprensibili. Non ultime le misure restrittive, come la chiusura delle palestre e delle piscine e lo stop agli sport di contatto, imposte per tentare di piegare la curva epidemiologica del Covid-19. Il danno economico per il comparto – solo in Italia genera il 3,4% del PIL – è ingente, ma lo è ancor di più il disagio sociale che ne deriva. Senza lo sport vengono meno quei valori importanti come lo spirito di gruppo, la tolleranza, la solidarietà, la correttezza ed il rispetto, che insieme alle funzioni educative, sanitarie e di prevenzione di comportamenti devianti garantiscono il benessere psico-fisico dell’individuo. A pagarne le conseguenze maggiori in questo caso potrebbero essere proprio gli individui che vivono ai margini della società, che sono a rischio povertà o ad esclusione sociale. Soggetti fragili, si direbbe. Loro, come dimostrato da molti studi, tendono ad ammalarsi di più, a guarire meno e ad avere una percezione negativa del proprio stato di salute. In un simile periodo storico, sebbene sia necessario rivedere le priorità, non si può prescindere dal tutelare quelle azioni che migliorano la qualità della vita e che definiscono un concetto apparentemente astratto come quello di welfare.
Se si devono rivedere le nostre priorità, allora bisogna avere il coraggio di ridisegnare lo sport, secondo la sua funzione sociale. Come del resto stava facendo prima del lockdown generale il progetto “Sport e Salute: Benessere per Tutti!”. L’iniziativa italiana, promossa dall’Ente di Terzo Settore e di Promozione Sportiva OPES per favorire la ricerca del benessere fisico e mentale di quelle persone che sono costrette a fare i conti con la crisi economica e con un portafogli sempre meno pingue, continua a fornire una risposta al disagio ed alle difficoltà che molti cittadini stanno attraversando. Al tempo stesso, sta stravolgendo il mondo sportivo, impostando un nuovo modello di welfare leggero e ridefinendo la funzione dei centri sportivi. 480 anziani di età superiore ai 65 anni, 480 giovani che non hanno un lavoro, non lo cercano e neppure frequentano dei corsi formativi, 1440 bambini e 240 neomamme in difficoltà, oggi, grazie a "Sport e Salute: Benessere per Tutti!", possono usufruire di servizi gratuiti che vengono erogati dalle società sportiva affiliate all’organizzazione riconosciuta dal CONI. Attività ludiche per i più piccoli, lezioni di ginnastica dolce per la fascia della terza età, corsi di avviamento allo sport, di fitness, di yoga o pilates o di qualsiasi altra attività possa essere svolta all’interno di un centro sportivo contribuiscono ad elevare la qualità della vita dei soggetti più fragili. Dall’altro lato, i centri, gli impianti e le associazioni coinvolte diventano con "Sport e Salute: Benessere Per Tutti!" dei nodi di quartiere, dei punti di riferimento per le persone e per il territorio, ma anche l’ultimo presidio utile per arginare e contrastare le condizioni di fragilità e svantaggio sociale.
Il barone Pierre De Coubertin, il padre delle Olimpiadi moderne, sosteneva: “lo sport è parte del patrimonio di ogni uomo e di ogni donna e la sua assenza non potrà mai essere compensata”. Rileggere quelle parole oggi, con le palestre e le piscine chiuse e con migliaia di realtà in difficoltà a causa della crisi scatenata dalla pandemia, fa un certo effetto, soprattutto quando si sottolinea che l’assenza dello sport non potrà mai essere compensata. Ancor di più nelle persone più deboli e fragili.
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