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L’illusionista Prodi: «Contro la pandemia l’Europa è tornata». Ma sui vaccini la definì un «disastro»

“Signore e signori, l’Europa è tornata”. Parola di Romano Prodi, che delle magnifiche sorti e progressive della Ue è, più che assertore, cantore. Un conto è infatti sostenere che indietro non si può più tornare e altro è invece far finta che tutto va bene come Madama la Marchesa. Esattamente quel che fa il Professore bolognese quando sottolinea, appunto, che «l’Europa è tornata» sotto forma di Next Generation Eu come «risposta» alla «pandemia». Una tesi che Prodi ha sostenuto alla facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Cagliari, nel corso delle celebrazioni per i 400 anni della fondazione. 

Prodi è intervenuto a Cagliari 

«Il problema dell’Europa – ha spiegato l’ex-premier – si può riassumere in una parola: unanimità». L’Ue vi è costretta per assumere ogni tipo di scelta rilevante. «Questo – ha aggiunto – rischia di paralizzare le decisioni. Il problema non è quindi solo economico, ma politico. Abbiamo fatto enormi progressi e importanti accordi ma la politica estera e militare ha bisogno di essere implementata». Giusto, ma quel che Prodi dovrebbe aggiungere è che lui ne è in qualche modo corresponsabile avendo presieduto la Commissione Ue oltre che per essersi ostinato, da premier, a portare l’Italia nel gruppo di testa dell’euro, con quel che ne è derivato per le tasche degli italiani. E non è tutto. Perché è proprio la pandemia ad aver evidenziato i vistosi limiti dell’Unione. 

«Il problema dell’Ue è l’unanimità» 

Se infatti il Next Generation Eu è una risposta adeguata, l’acquisto dei vaccini da parte della Von der Leyen si è rivelato un disastro. Tempo fa lo ammise lo stesso Prodi. Tanto è vero che la Gran Bretagna del dopo-Brexit ha già tagliato il traguardo dell’immunità di gregge, che resta ancora un miraggio per le nazioni Ue. Il vaccino non è solo una questione sanitaria ma è destinato a ridisegnare la geopolitica globale. Tra Usa e Cina, avverte in proposito Prodi, «bisogna analizzare e immaginare il ruolo dell’Europa». Come se fosse facile. Già, dubitiamo, ad esempio, che la Francia possa delegare i propri interessi in Africa o in Medio Oriente ad un ministro della Difesa o degli Esteri della Commissione di Bruxelles. Eppure, mai sentiremo Macron pronunciare una sola parola di sfiducia verso la Ue. Più che nell’unanimità, la debolezza dell’Europa sta tutta in questa immensa ipocrisia.