Si può essere super, senza essere eroi.
Il 23 ottobre del 2011, durante una gara di un campionato del mondo già deciso, Marco Simoncelli rimane attaccato alla sua Honda, mentre stava scivolando verso l’esterno della maledetta curva del circuito di Sepang.
Fisicamente non era di certo il modello di pilota che si era soliti vedere, non molto alto e leggero è la norma, questo per spostarsi sulla moto il più facilmente possibile. Lui misurava un metro e ottantatre e pesava settantadue kg, e forse è stato proprio il fisico del “Sic” a trascinare la moto nuovamente al centro della pista, dove è stato travolto da Colin Edwards e, scherzo (fin troppo pesante) del destino, dall’amico Valentino Rossi.
Ha sempre detto quello che pensava, con il suo inconfondibile accento romagnolo, e fatto ciò che si sentiva, senza chiedersi quale fosse il pensiero di chi guardasse tanta sincerità. Il papà Paolo, suo primo tifoso, al suo rientro in Italia alle 6 del mattino, trova un centinaio di persone ad aspettarlo all’aeroporto di Fiumicino, per abbracciarlo, e non sarà di certo la pioggia a fermare le venticinquemila persone accorse al suo funerale.
Ci sono due cose che rimangono impresse: la moto del “Sic” al centro della chiesa durante il funerale, che nonostante fosse il motivo per cui tutti si trovassero li in quel momento, era la miglior foto che potessero esporre di Marco, e il “minuto di casino” all’ultima tappa del mondiale di Moto GP, con le moto di tutte le categorie in pista.
Non si poteva trovare via più anormale per ricordare una persona meravigliosamente normale. Mai stato facilitato, ha sempre lottato con tutto se stesso per il suo obiettivo, ma sempre con il sorriso e senza etichette.
Il 2019 è senza dubbio l’anno che ha regalato tante emozioni a chi vive portando il “Sic” nel cuore. Su tutto l’inaugurazione di Casa Simoncelli, che ha iniziato a funzionare a pieno regime.
Un segno indelebile dal cielo è arrivato, con la vittoria di Tatsu Suzuki a Misano, sul circuito dedicato a Marco. Qualche giorno prima l’inaugurazione di via Simoncelli nei pressi dell’autodromo. Mentre a Motegi si è festeggiato l’11esimo anniversario della conquista del titolo in 250 del “Sic”, con Nicolò Antonelli che ha conquistato la pole. “Un’altra coincidenza di quelle strane“, ha commentato Paolo Simoncelli. “Marco continua a seguirci da lassù, è una cosa che ci fa piacere“.
Ci ha insegnato che si può essere super senza essere eroi, ha dimostrato che tutti possiamo essere in quello che facciamo dei super “Sic”.
Nonostante tutto, a vincere è lo sport e la gioia dei giovani, che continuano ad aiutare nel sociale, nell’inclusione, nel nome di un ragazzo, campione ed eroe.
Il rimpianto è quello che avremmo preferito avere ancora qualche altra lezione da parte sua.
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