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l’Italia della formazione fra disabilità e normalità.

Lo sviluppo dell'inserimento scolastico in Italia dagli anni 90.

Dobbiamo necessariamente precisare che il concetto di inclusione scolastica entra nel pieno dibattito educativo italiano negli anni ’90.

Dopo un lento sviluppo, in un secondo tempo si concretizza il passaggio da un avvicinamento basato sull’integrazione degli alunni con disabilità a un modello di didattica inclusiva orientato al pieno incremento istruttivo di tutto il gruppo classe.

A colpi di decreti, l’inclusione rappresenterà poi in Italia, una base di partenza di questa vero e proprio sconvolgimento educativo che ha messo al centro del tavolo dei lavori il valore aggiunto della diversità quale occasione unica e irripetibile di crescita per tutti gli studenti.

Nell’istruzione scolastica come nel mondo del lavoro ed infine nello sport, il valore aggiunto della diversità ha concesso spunti e fatto immaginare operazioni prima di allora inconcepibili.

Ed ecco superata in un sol colpo l’idea di una “normalità” che, fino ad allora era addirittura un basamento della didattica omogenea, sorpassando a piè pari lo status di ordinario passando alla visione di una nuova realtà contraddistinta da una ampia pluralità di bisogni e necessità individuali.

Nel mondo dell’istruzione come nello sport, e non di meno nel lavoro, i dubbi e le incertezze relative alla didattica verso persone con disabilità, altro non sono oggi, che una nota manifestazione di problemi che pongono, anche in modo diverso tutto il pubblico, non solo i classici portatori di handicap.

A livello formativo, la conseguenza più importante di questa vera e propria rivoluzione nel confronto educativo è l’attraversamento dell’errore che sia possibile stabilire una strategia didattica standardizzata. Ed ecco che ci viene in soccorso l’inclusione che, mi si conceda l’ossimoro, diviene esclusività.

La scienza dell'insegnamento inclusiva deve essere intesa come una vera e propria modificazione di tutto l’ambiente pedagogico che finalmente coinvolge e quindi favorisce l’intera comunità sociale, non solo gli spettatori con disabilità.

Ma chi è veramente disabile?

Cosa significa disabile?

La disabilità è una condizione dovuta solo ad una menomazione fisica o mentale, mentre l'handicap è la conseguenza che la disabilità ha a livello sociale, ma se noi riuscissimo nell’intento di normalizzare la disabilità, riusciremmo ad aiutare in primis tutti coloro che non ne comprendono il valore intrinseco, la disabilità, infatti, è quella condizione di chi ha una ridotta capacità d'interazione con l'ambiente sociale perché l’ambiente non è ancora idoneo rispetto a ciò che è considerata la norma, pertanto è meno autonomo nello svolgere le attività quotidiane e spesso in condizioni di svantaggio nel partecipare alla vita sociale.

Ed è questo il vero muro di gomma da abbattere, ovvero, le barriere fisiche e culturali dell’ambiente circostante e poi, il vivere in un mondo senza barriere sarà solo una naturale conseguenza.