Lo sport concede a chiunque lo pratichi, a qualsiasi livello, una occasione irripetibile di effettivo e caratteristico incontro con il nostro vicino.
Ma chi è il vicino?
Il vicino è tutti noi, si, perché anche tu sei il vicino di qualcun altro.
Il vicino è colui che abbiamo al fianco, magari è quello si defatica con noi, quello che ogni tanto si arrende e che noi sproniamo, quello che ci sprona quando siamo giù, è quello che magari in silenzio ci aiuta ad affrontare il raggiungimento del nostro obbiettivo finale o meglio è colui che noi aiutiamo a raggiungere un obiettivo.
Il nostro vicino, è chiunque.
Quando perdiamo parte lo sfottò, quando vinciamo esulta con noi, il nostro vicino è chi vince sempre oppure quello che perde sempre.
È quello che non ha voglia la mattina di correre, è quello che non si arrende mai e non dorme se non ha fatto la sua corsa per il quartiere.
Il vicino è la nostra proiezione con il mondo circostante, il vicino è il gate per un nuovo modo, quello dell’inclusione e della socializzazione.
Il nostro vicino è di per le la risorsa per la quale si crea la condizione indispensabile affinché la pratica sportiva, l’inclusione e la socializzazione prenda realmente vita.
Questa è l’inclusione sociale, è il rispetto per i valori propri e di coloro che rispettano se stessi e gli altri.
Solo così l’attività sportiva diventa sperimentazione di relazione.
Dopo mesi di reclusone, quello che stiamo vivendo in questi giorni di libertà, seppur in gocce, ci ha messi al cospetto della nostra debolezza umana, viene meno la vita quando l’essere umano è costretto a mutilare l’indipendenza sociale e, soprattutto, la necessaria, vitale relazione con il vicino, in questo caso, con l’essere umano stesso.
Noi dipendiamo dalle relazioni umane e dall’interconnessione delle relazioni umane.
Sport usato come catalizzatore per accelerare il processo di sviluppo per l’inclusione e la pace, lo sport e solo lo sport ci insegna che l’inclusione, che la cooperazione e lo scambio con il vicino sono elementi indispensabili per poter dare una risposta concreta alle sfide, qualsiasi sfida, che inevitabilmente l’esistenza umana ci pone di fronte a sorpresa, a volte senza preavviso.
Se il vicino ti rispetta, se tu rispetti il vicino, allora entrambe avrete piantato in profondità i pilastri dello sport sociale.
Se vogliamo lasciare un segno tangibile e dare il meglio di noi allora dobbiamo dare vita alla nostra resilienza, soprattutto allo lo spirito di squadra, non di meno alla cooperazione e non in ultimo, il dare il meglio di sé, ma noi siamo quelli che non tradiscono le proprie origini né l’ideale di sport sociale e di identità sociale.
Dobbiamo rilanciare il rispetto, solo grazie al rispetto e alla tenacia possiamo far fronte alle nuove sfide, stiamo vivendo un momento drammatico in cui tutto il mondo sta combattendo una crisi sanitaria senza precedenti, la pandemia ci ha obbligati a contenere la diffusione del Covid-19 isolandoci, anche lo sport si è fermato, ma proprio in questa situazione di post emergenza acquisisce importanza l’idea di inclusione sociale e di tenacia, non dobbiamo assolutamente fermare le nostre iniziative ma sfruttare le nostre competenze per far si che ad ogni singolo sportivo arrivi il giusto messaggio, attraverso il rispetto si ottiene rispetto e con il rispetto l’Italia aprirà nuovi orizzonti all’Europa perché noi abbiamo molto da imparare, ma abbiamo molto da insegnare.
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