Email Facebook Twitter LinkedIn
×ECR Party
The Conservative
ECR Party
TheConservative.onlineTwitterFacebookInstagramYouTubeEmailECR Party’s multilingual hub for Centre-Right ideas and commentary
ItalianItalianEnglishBulgarianCroatianCzechMacedonianPolishRomanianSpanishSwedish
The Conservative
Notizie & Commenti   |    TV   |    Print   |    Giornalisti

Un green pass all’Italiana

In Italia sono ormai mesi che si parla di vaccini, green pass e rischi nuove restrizioni.

Anche l’OMS ha recentemento richiamato l’europa ad una accellerazione delle campagne vaccinalei.

Leggendo i dati trasmessi dal governo,  gli italiani che hanno completato la vaccinazione sono ormai quasi il 70% (69,78 % della popolazione over 12), con una percentuale prossima al 90% relativamente alla fascia di età degli over 70, ossia quelli considerati più a rischio.

Andando poi a scorrere i dati completi si nota come anche le fasce d’età tra i 20 e i 30 anni siano prossime al 60%.

Continuando l’analisi dei dati, man mano che scende l’età cala la percentuale dei vaccinati, che tocca ovviamente il minimo nella fascia d’età che va dai 12 ai 19 anni che comunque si avvicina al 40% per quanto riguarda la vaccinazione completa e al 60 per la prima dose.

Da qui la decisione del governo di dare una ulteriore spinta alla vaccinazione, specie per le fasce d’età più giovani, attraverso l’introduzione di una serie di limitazioni alla libertà quotidiana dei non vaccinati utilizzando lo strumento del Green Pass

Ma perché molti, come Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia,  sono contrari all’obbligo di Green Pass e  hanno perplessita relativamente alla vaccinazione dei più giovani? E perché il governo non si assume la responsabilità di renderlo obbligatorio se lo reputa realmente indispensabile e necessario?

Il dibattito , al di là di chi lo vorrebbe ridurre ad un mero scontro tra pro e no vax, verte proprio su questi punti.

In effetti, se si va a vedere quanto accaduto, scritto e detto in passato, la vaccinazione dei più giovani suscita perplessità più che legittime, perplessita legate al rapporto rischi benefici che la vaccinazione potrebbe avere su queste fasce d’età, rischi in particolare riferiti a possibili effetti a lungo termine. E’ bene ricordare che attualmente l’unico vaccini autorizzato dall’AIFA per tale fasce è il PFIZER, che il tasso di mortalità da covid nei giovanissimi è prossimo allo 0% (in assenza di patologie pregresse) e che, per fare un esempio, in  Germania "nei bambini e negli adolescenti di età compresa tra 12 e 17 anni senza malattie pregresse non è attualmente consigliato in via generale", gli esperti consigliano che i bambini e gli adolescenti vengano vaccinati contro il coronavirus Sars-CoV-2 solo se soffrono di determinate malattie.

Continuando a cercare si scopre che tutti i vaccini erano stati consigliati per un “pubblico” potenziale di età superiore ai 16 anni e che anche i dati relativi alla risposta e alle reazioni avverse sono relative a fasce d’età superiori ai 18 anni. Perché quindi decidere di estendere la vaccinazione anche ai giovanissimi? Davvero è giusto che le generazioni del futuro siano usate come cavie in nome della collettività? E siamo sicuri che siano loro i veicoli del virus?

Probabilmente la scelta del Green Pass obbligatorio nasce proprio per “costringere” gli adolescenti a vaccinarsi, costrizione dettata dalle limitazioni in caso contrario e per nacondere l’inefficacia delle politiche di un governo che ad oggi non ha fatto nulla di concreto per risolvere il problema legato al ritorno a scuola e all’uso dei mezzi pubblici.

Insomma, da un punto di vista medico scientifico le perplessità sono tante ed è giusto che qualcuno le manifesti come sta facendo il partito di Giorgia Meloni.

Per quanto riguarda il Green Pass, quello italiano (insieme alla Francia) risulta essere uno stravolgimento del progetto originale del green pass che, come sottolinea giustamente la Meloni era stato concepito come  strumento che incentivava il turismo e gli spostamenti delle persone all’interno della UE, evitando quarantene, non come lasciapassare per entare in un ristorante o sedersi al bar.

E anche in questo caso, le motivazioni sembrano più uno scarica barile che motivazioni scientifiche.

Avere il green pass vaccinale non è sinonimo di immunità, ma al tempo stesso averlo rende “ufficialmente immuni”. Se infatti è ormai certo che chi ha fatto il vaccino può comunque infettarsi, in maniera certamente live ma comunque infettarsi, e conseguentemente infettare, va da se che la politica del green pass vaccinale altro non è se non una foglia di fico del governo.

Facendo un esempio, se io, vaccinato e quindi munito di green pass, dovessi prendere il covid, potrei tranquillamente andare al ristorante ed infettare chiunque forte del mio green pass vaccinale.

Differentemente se fossi obbligato a fare il tampone, sarei tutelato maggiormente io e chi mi circonda e certamente sarebbe un sistema più efficace per arginare la diffusione del virus.

Ecco quindi spiegate le perplessità su questa politica del “lasciapassare vaccinale” a scapito dell’effettiva salute comune.