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UN SOSTEGNO AI NEET? PUÒ ARRIVARE DALLO SPORT

Non studiano, non lavorano e non si formano. Sono giovani, hanno tra i 15 e i 29 anni e ripongono poca fiducia nelle loro capacità, nella società e nelle istituzioni. Sono conosciuti con l’appellativo di NEET (Not in Education, Employement or Training) e la loro situazione, aggravatasi notevolmente con l’emergenza epidemiologica, preoccupa notevolmente i Paesi dell’Unione Europea. La fotografia che è stata scattata sull’Italia, purtroppo, è impietosa e sconfortante. I NEET sono 2 milioni. Un esercito composto da ragazze e ragazzi che hanno abbandonato gli studi, che non si preoccupano di trovarsi o di cercare un lavoro e che non vogliono neppure intraprendere un percorso formativo necessario a trovare un’occupazione, oltre che a certificare competenze e qualità. Il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, a tal proposito, ha parlato di “drammatico spreco di potenzialità”. Non solo, ha aggiunto, come è facile immaginare, che le conseguenze per il tessuto sociale sono gravi e che la stabilità del Paese, anche dal punto di vista economico, potrebbe soffrire, se non si interviene con azioni mirate. Se da una parte si devono attuare politiche di sostegno all’occupazione giovanile, dall’altra è necessario attivare e promuovere azioni di welfare ed iniziative capaci di frenare questa pericolosa deriva.

 

Del secondo gruppo fa parte sicuramente una good practice nazionale. OPES, Ente di Promozione Sportiva riconosciuto dal CONI ed Ente di Terzo Settore a tutti gli effetti, ha avviato in 24 città italiane un progetto che, facendo leva sullo sport, vuole motivare quei NEET che vivono ai margini della società e che sembrano non avere un futuro. L’approccio in chiave sociale ed assistenziale è innovativo, perché coinvolge i centri sportivi, veri nodi di quartiere, e poi perché permette ai giovani di praticare una disciplina sportiva o un’attività fisica gratuitamente. Il contributo che può essere apportato dallo sport in ottica occupazionale non è da sottovalutare. Certamente non potrà sostituire quel supporto work oriented tipico di un centro di formazione o per l’impiego e non aiuterà l’interessato a sviluppare quelle skills di job-seeking come scrivere un CV o prepararsi ad un colloquio di lavoro, ma lo sport può motivare il NEET ed attivare lo switch della propria condizione. Al di là dell’aspetto motivazionale, la pratica sportiva trasmette valori come il rispetto, aiuta a porsi degli obiettivi e a raggiungerli, responsabilizza e consente di acquisire disciplina e sicurezza. Tutti fattori necessari ad accelerare quel passaggio da inoccupato ad occupato. In un simile percorso di crescita, o di empowerment come si suole dire oggi, i giovani tra i 15 e i 29 anni coinvolti (per ora sono almeno 20 per ognuna delle 24 città interessate dal progetto) sono accompagnati da psicologi, tecnici sportivi qualificati e da motivatori speciali: atleti di fama nazionale ed internazionale. I campioni dello sport, grazie alle loro parole, ai loro racconti e alla loro esperienza, spronano i NEET alle corde o ai margini del tessuto sociale a prendere in mano la loro vita e ad emergere da una situazione di difficoltà.

 

Sport, supporto psicologico, attività e servizi motivazionali. Questa è la ricetta scritta da OPES con il progetto “Sport e Salute: Benessere per Tutti!”, nato per dare vita ad iniziative di welfare leggero, ridefinire i centri sportivi e, soprattutto, migliorare la qualità della vita di chi vive una condizione di difficoltà. Come i NEET.