Secondo i dati diffusi a maggio dall’Ente bilaterale nazionale del turismo, il 2020 potrà essere ricordato come l’annus horribilis del turismo italiano. Misure restrittive, divieto di circolazione tra regioni ma anche da e per l’estero, coprifuoco e chiusura di musei, ristoranti e bar hanno rappresentato un enorme freno al turismo e allo spostamento sul territorio italiano.
Sono vari gli studi condotti sul tema e sulle ripercussioni che il settore alberghiero ha subito durante questi lunghi mesi di pandemia. Se uno spiraglio si era intravisto la scorsa estate, da ottobre 2020 il clima di austerity imposto dal Governo ha riportato tutto il Paese sotto una coltre di nebbia che ha paralizzato molte delle attività sul territorio nazionale, in particolare quelle legate al settore alberghiero.
E a mettere nero su bianco dei dati che fanno paura sono stati molti enti, tra cui l’Inps e l’Istat, e sono stati molti gli studi condotti sulla base di numeri che spaventano. Pesantissimi i dati diffusi nel report realizzato da Federalberghi e Fipe in partnership con EBNT (Ente Bilaterale Nazionale per il Turismo) basato sui dati forniti dall’INPS. All’interno del documento è stato analizzato l’andamento dell’occupazione dipendente della filiera del turismo italiano nel corso del 2020. Lo studio ha evidenziato come e quanto le restrizioni imposte dal Governo a contrasto della diffusione del Covid-19 abbiano penalizzato le strutture alberghiere e con loro tutti i lavoratori del comparto.
Il numero degli occupati del settore è calato vertiginosamente e con lui anche il numero di ore lavorate. Le perdite sono state enormi per un settore che forse è tra i più colpiti da questa pandemia mondiale. L’impossibilità a muoversi sul territorio nazionale, non solo per diletto ma anche per lavoro, e il divieto di fiere, congressi ed eventi, hanno comportato dei danni incommensurabili.
Secondo il report l’occupazione del settore è passata da 1,3 milioni di occupati del 2019 (considerato un anno record) ai 953 mila dello scorso anno. Un calo di circa 350mila unità. Il dato fa impressione. Si stima che nel 2020 un dipendente su quattro del settore turistico abbia perso il proprio impiego, nonostante tutti gli strumenti a sostegno del lavoro che sono stati messi in campo: da aprile 2020 a febbraio 2021 sono state autorizzate 55 milioni di ore di cassa integrazione in media al mese solo per il settore alberghi e ristoranti. Ovviamente a fare maggiormente le spese del calo del lavoro sono stati tutti coloro che avevano un contratto a tempo determinato o stagionale. Se si analizza questa categoria i dati peggiorano sensibilmente: un lavoratore su tre ha perso il proprio impiego. Nei dati diffusi dall’Ente viene evidenziato come a far maggiormente le spese della crisi siano state le donne, i giovani e gli stranieri. La mancanza di lavoro e quindi di introiti ha pesato ovviamente molto anche sugli imprenditori, che hanno dovuto sostenere delle spese a fronte di zero incassi.
Da ottobre ad oggi la situazione è sicuramente migliorata ma nei primi tre mesi del 2021 la condizione del settore alberghiero rimaneva comunque tragica. Sono aumentate le libertà personali, il numero delle attività che ha riaperto e la campagna vaccinale sembra procedere più speditamente, speranze per il sogno del ritorno alla normalità in tutto il Paese. Secondo i dati diffusi dall’Istat relativi allo studio dell’indice di fatturato dei servizi nel primo trimestre del 2021, si osserva infatti una risalita generica di gran parte dei settori nel paese, ad eccezione però del comparto alberghiero che nel periodo analizzato ha registrato un -70,8% rispetto agli stessi mesi del 2020, poco prima che tutto il mondo venisse gettato in un incubo chiamato Covid-19.
Anche per questo sembra quantomeno azzardata l’idea, su cui si sta dibattendo in questi giorni, di istituire il vincolo del Green Pass alla francese, ovvero l’obbligo di certificazione vaccinale per l’accesso ad attività come ristoranti, bar, negozi e alberghi, oltre che a cinema, stadi, eventi, aerei e treni. Una decisione in questo senso non farebbe altro che allontanare ancora di più i turisti, già indecisi se venire o meno nel nostro Paese, oltre che diminuire la ‘circolazione’ di clienti all’interno delle varie attività commerciali, proprio quando sembrava che queste potessero tornare a respirare. Tanto più che il completamento del ciclo vaccinale, conditio sine qua non per ottenere la certificazione, è un miraggio ancora per un buon 30% della popolazione, e di certo non perché la gente non voglia immunizzarsi, quanto per la mancanza di celerità della campagna e di dosi disponibili. Senza tralasciare l’aspetto morale e legale dell’eventuale decisione, come sottolineato da Giorgia Meloni in questi giorni: “L'idea di utilizzare il green pass per poter partecipare alla vita sociale è raggelante, è l'ultimo passo verso la realizzazione di una società orwelliana. Una follia anticostituzionale che Fratelli d'Italia respinge con forza. Per noi la libertà individuale è sacra e inviolabile”.
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