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Discoteche: mentre la popolazione festeggia in piazza la vittoria dell’Europeo, si rinvia ancora la riapertura di un settore ormai in ginocchio

Uno dei settori più fortemente colpiti dalla pandemia è quello del mondo delle discoteche e dei locali da ballo, i primi a chiudere quando 18 mesi fa tutta l’Italia è caduta in lockdown e tra i pochi a non aver ancora riaperto, ad eccezione di un breve periodo durante l’estate del 2020, in seguito al quale, tra l’altro, furono molte le polemiche circa la loro responsabilità nel rialzo dei contagi.

Per il settore si parla di un crollo del fatturato impressionante: un’intera categoria ridotta al collasso, imprenditori e lavoratori allo stremo delle forze. Secondo i dati a disposizione diffusi sulla stampa a febbraio 2021 e ribaditi ad aprile dal Silb-Fipe (Associazione Italiana Imprese di Intrattenimento di Ballo e di Spettacolo, che raduna il 90% delle imprese del comparto censite dalla Camera di Commercio) delle 2.800 aziende che compongono il settore, del quale non deve essere sottovalutato il ruolo anche per l’attività turistica del Paese, il 30% tra discoteche e locali ha chiuso definitivamente i battenti. Si parla di circa 840 imprese, il lavoro di migliaia di persone e il sostentamento di altrettante famiglie. I numeri sono da capogiro: per un settore il cui giro di affari annuo si attesta intorno a 1,8 miliardi, si stima che l’80% di quegli introiti sia andato perso, si parla quindi di circa 1,5 miliardi di euro di fatturato andati in fumo. Una crisi senza precedenti che sta distruggendo le aziende e un settore sul quale le luci continuano a restare spente e che si sente abbandonato. “Abbiamo perso quasi tutto”, diceva al quindicinale Il Bollettino Maurizio Pasca, presidente del Silb-Fipe ad aprile scorso: “Il fatturato e i ristori che ci hanno destinato ammontano a 2 milioni di euro a fronte di una perdita di un miliardo e mezzo, c’è bisogno di commentare?”.

Il 25 giugno 2021 il Comitato Tecnico Scientifico ha dettato le linee guida per la riapertura di discoteche e locali. Il via libera del CTS era corredato da una serie di paletti per garantire la ripresa delle attività in piena sicurezza: discoteche aperte solo in zona bianca, la parte interna dei locali riservata alle attività di bar e ristorante con possibilità di ballare solo nelle aree esterne, ingresso con green pass, accessi contingentati (vietato superare il 50% della capienza massima) e registrati per 14 giorni e mascherina a portata di mano per indossarla in caso di situazioni di affollamento. Sulla data di riapertura, non indicata dal CTS, si sarebbe dovuto esprimere il Governo. Ma dopo venti giorni da quel parziale nulla osta, denunciano le associazioni di settore a metà luglio, ancora tutto tace. La corsa della variante Delta e la paura di un contagio che si diffonde molto rapidamente stanno rallentando la riapertura di discoteche e sale da ballo. Tutto questo è inaccettabile però per le associazioni di categoria che chiedono al Governo una data certa per la ripartenza delle attività.

È necessario che lo Stato corra in soccorso di queste realtà, ormai in ginocchio e che chiedono solo di poter esercitare il proprio diritto al lavoro. Oltre al danno poi c’è anche la beffa: le discoteche restano chiuse mentre tutta l’Italia scende in piazza e si assembra per festeggiare la vittoria al campionato Europeo di calcio. A denunciarlo è stata Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, che in un tweet ha detto: “Negli ultimi giorni abbiamo assistito a migliaia di persone che ballavano in piazza per la vittoria dell’Italia, per i gay pride e per eventi di ogni tipo, eppure, nonostante le discoteche possano assicurare le misure di sicurezza, non si permette loro di lavorare”. Il forte commento dell’esponente arriva dopo il “no” all’atto di Fratelli d’Italia presentato alla Camera a metà luglio per la riapertura dei locali: “Incomprensibile bocciatura alla Camera dell’ordine del giorno di Fratelli d’Italia al decreto sostegni bis che chiedeva la riapertura immediata e in sicurezza delle discoteche. Tutti i partiti che sostengono il Governo Draghi, compresi quelli di centrodestra, che hanno sempre detto di voler aiutare questo comparto, hanno votato contro la nostra proposta che avrebbe consentito la ripartenza di un settore allo stremo, il primo a chiudere e l’unico a non aver ancora riaperto. Il Governo dia una risposta immediata a migliaia di lavoratori e operatori in ginocchio, che chiedono solo di poter vivere del loro lavoro e non dei sussidi dello Stato”.