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Euro2020: una grande vittoria anche per gli italiani alle prese con la Brexit

A chi va dedicata la vittoria dell’Italia agli Europei di Calcio 2020 (giocati per ovvi motivi quest’anno) raggiunta ai rigori contro la Nazionale Inglese? Al netto delle dediche personali a mogli, figli e parenti stretti dei calciatori che hanno raggiunto questo traguardo, c’è chi ha le idee molto chiare su chi dovrebbe ricevere questa dedica. È Fabio Capello, ex calciatore e allenatore, attualmente commentatore di Sky, a ricordare all’Ansa alla vigilia della finale le emozioni che hanno accompagnato la prima vittoria a Wembley dell’Italia il 14 novembre del 1973. In quell’occasione gli Azzurri decisero per una dedica speciale, in risposta alle critiche e agli sfottò dei tabloid inglesi. "Della vittoria a Wembley ricordo la dedica che facemmo ai 20 mila 'camerieri' che lavoravano in Inghilterra, per come fummo apostrofati noi dai tabloid inglesi prima di quella partita – ricorda Fabio Capello - Quest'anno gli Azzurri devono pensare di regalare una grande soddisfazione ai 700 mila italiani che lavorano lì. Sarà importante avere molto orgoglio, questo deve sentire la squadra quando va in campo".

Nel 1973 i tabloid inglesi parlarono degli italiani come di un popolo di camerieri immigrati, così in quel caso la dedica della Nazionale Azzurra ebbe il valore di una rivincita, di un riscatto per i tanti concittadini effettivamente emigrati nel Regno Unito per cercare di migliorare la propria qualità della vita. Oggi una dedica ai 700mila italiani che lavorano in quel Paese avrebbe sicuramente un valore diverso, soprattutto se pensata in relazione alla Brexit e alle difficoltà che i nostri connazionali stanno trovando o potrebbero riscontrare nei prossimi mesi.

Infatti per gli stranieri che risiedono sull’isola dopo la Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, è stato previsto un iter amministrativo per mantenere alcuni dei diritti e l’accesso a servizi fondamentali. Questi devono infatti aderire all’iscrizione al Settlement Scheme, un visto richiesto per garantire agli stranieri la parità di accesso alla sanità pubblica, alla pensione, alle case di riposo, ma, soprattutto, al diritto a rientrare in Gran Bretagna dopo un viaggio all’estero.

Ad oggi gli europei che hanno ottenuto questo visto hanno già superato la cifra di 5 milioni. Veramente un gran numero, ma stando a quanto risulta dai dati reperibili ad oggi, non tutti gli oltre 700 mila nostri connazionali residenti in Gran Bretagna hanno attivato questo percorso. Infatti dai dati pubblicati dal Consolato Generale d’Italia a Londra, che si occupa di Inghilterra e Galles (ma anche Gibilterra, Isola di Man e isole del Canale della Manica), gli italiani iscritti all’AIRE (l’anagrafe estera) al 31.07.2020 sono 408.629, mentre con Scozia e Irlanda del Nord, territori per i quali è competente il Consolato Generale di Edimburgo, si arriva a circa 430 mila persone.

Dati più aggiornati forniti dall’Home Office, il Ministero dell’Interno britannico, parlano invece di circa 522 mila italiani che al 31 maggio si erano iscritti al registro digitale del Settlement Scheme per ottenere la residenza permanente (Settled Status) o provvisoria (Pre-Settled), per chi risiede sull’isola da meno di 5 anni. 

Naturalmente anche l’emergenza sanitaria ancora in corso (con numeri piuttosto alti proprio nel Regno Unito) ha contribuito a questa discrepanza tra quanti hanno intrapreso l’iter del registro digitale del Settlement Scheme e quanti (circa 200 mila) ancora non lo hanno fatto. Infatti si può facilmente immaginare come il flusso dei cittadini italiani in entrata nell’isola tra il febbraio e il giugno del 2020 sia nettamente diminuito, mentre sia aumentato quello in uscita. Tra le cause, oltre alla perdita del lavoro (soprattutto per quelle mansioni legate alla ristorazione e al turismo) ha pesato sicuramente l’incertezza sanitaria. Basti pensare che il Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale ha stimato che oltre 100 mila italiani siano rientrati per l’emergenza sanitaria. Dati certi di questo fenomeno si potranno avere soltanto alla fine del 2021, quando sarà anche più chiaro il comportamento dei nostri connazionali rispetto all’iter disposto dal Regno Unito dopo la Brexit.