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Incentivi per l’edilizia sportiva

Un quinto del Pil dell’Eurozona, secondo un articolo pubblicato sul Sole 24Ore alla fine del 2018, è costituito dall’edilizia. E’ di oltre 400 miliardi di euro il fatturato dei servizi immobiliari nei cinque principali Paesi europei, secondo il report di Scenari Immobiliari. L’intero comporto edile sarà chiaramente un perno saldo anche nella ripresa economica post pandemica anche per quanto riguarda l’edilizia sportiva.

Il principale provvedimento di leva economica adottato nella nostra nazione è il “bonus 110%”. Il Superbonus è un’agevolazione prevista dal Decreto Rilancio che eleva al 110% l’aliquota di detrazione delle spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 30 giugno 2022, per specifici interventi in ambito di efficienza energetica, di interventi antisismici, di installazione di impianti fotovoltaici o delle infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici. Ulteriori sei mesi di tempo (31 dicembre 2022) per le spese sostenute per lavori condominiali o realizzati sulle parti comuni di edifici composti da due a quattro unità immobiliari distintamente accatastate, posseduti da un unico proprietario o in comproprietà da più persone fisiche se, al 30 giugno 2022, è stato realizzato almeno il 60% dell’intervento complessivo.

Le nuove misure si aggiungono alle detrazioni previste per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio, compresi quelli per la riduzione del rischio sismico (c.d. Sismabonus) e di riqualificazione energetica degli edifici (c.d. Ecobonus).

Stimolare il settore dell’edilizia, nel nostro caso in particolare quella sportiva, è assolutamente funzionale alla ripresa economica; bisogna però tenere presente che questa situazione è causata non da bolle finanziarie o politiche sbagliate, bensì da una pandemia che partendo dall’ambito sanitario si è abbattuta su tutto il territorio mondiale abbracciando ogni sfaccettatura della nostra esistenza. In questo contesto è assolutamente premiante adottare delle misure quanto più dettagliate al fine di ottimizzare i risultati.

Analizzando i danni subiti dalla sfera sociale dei cittadini e dalle buone abitudini messe in discussione dai lockdown e dalle restrizioni, appare evidente come possa essere doppiamente premiante investire sull’edilizia sportiva. Da una parte infatti rientrerebbe all’interno di un meccanismo di rilancio economico già innescato con i provvedimenti sopra evidenziati, dall’altra sarebbe un’opportunità per ammodernare gli impianti presenti sul territorio e garantire quindi alla popolazione la possibilità di usufruire di strutture incentivanti la corretta educazione fisica. La necessità di dover comunque intervenire in tal senso è evidenziata da un’indagine Istat secondo il quale circa il 30% degli sportivi giudica poco adeguate le strutture in cui pratica sport; nel Mezzogiorno la percentuale supera il 50%.

Questa fotografia abbraccia una larga scala di strutture sportive: basta incrociare un dato relativo all’edilizia scolastica, un dato raccolto dal Ministero dell’Istruzione, nel 2017 il quale fotografa che in Italia 4 scuole su 10 sono dotate di impianti sportivi, come palestre o piscine. Se a questo aggiungiamo che in Italia ci sono circa 50.000 scuole appare chiaro che le strutture su cui un intervento edile potrebbe essere utile sono veramente tante.

Se le politiche europee di oggi incentivassero con strumenti mirati l’edilizia sportiva si potrebbe cambiare il volto delle nazioni dotandole di strumenti che favorirebbero il ritorno ad una vita sociale sana, riducendo il disagio accumulato durante la pandemia e allo stesso tempo il settore edile sarebbe ulteriormente stimolato a nuovi investimenti favorendo di fatto anche la ripresa economica.