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INVESTIRE NELLE NUOVE GENERAZIONI

Una prospettiva di impegno verso i giovani che rispecchia da un lato le scelte innovative da tempo sostenute dalle Amministrazioni in materia di politiche giovanili: la volontà di conoscere, studiare, monitorare sia le nuove genera-zioni in sé, sia le azioni specifiche a loro rivolte, partendo dalla convinzione che tali politiche costituiscano una scelta strategica per l’avvenire della comunità.

Così, accanto agli accordi già in corso tra Stato e Terzo Settore o Enti Locali, si sono susseguite nel nostro Paese numerose e rapide innovazioni legislative e organizzative: il Fondo nazionale per le politiche giovanili (con un investimento programmato di 130 milioni di Euro per anno), gli Accordi di Programma Quadro siglati con le Regioni e le Province Autonome, il Piano Nazionale giovani, la Consulta giovanile interreligiosa, la partnership con il CNEL per la realizzazione di attività di ricerca su condizione giovanile e interventi rivolti ai giovani. In questo quadro non vanno certo dimenticati tutti i dispositivi e gli interventi che negli ultimi decenni si sono sviluppati nei diversi contesti: si pensi agli Infor-magiovani, per esempio, o all’impulso dato al Servizio Civile o, ancora, alle singole politiche locali realizzate per bambini e giovani.

In questi decenni, infatti, molti sono stati i cambiamenti a più livelli e relativi al sistema economico, politico e sociale che hanno contribuito a ridisegnare i modelli di riferimento degli individui e delle istituzioni.

Ogni generazione vive trasformazioni che non di rado vengono definite come epocali o rivoluzionarie, siano esse relative alla tecnologia, alla scienza, all’organizza-zione sociale, all’economia.

Se in passato l’identità individuale, il destino famigliare e il ruolo sociale erano facilmente prevedibili perché predeterminati e definiti socialmente, oggi i criteri non sono più unanimemente condivisi e il relativismo culturale amplia i margini di azione consentendo la legittimazione di modelli e stili di vita nuovi e inesplorati.

Ovviamente tali mutamenti portano con sé un’ulteriore conseguenza: un tessu-to rigido e predeterminato limita la libertà individuale e sociale ma dall’altra offre anche binari sicuri in cui incanalare destini ed energie. Se ci sono regole sociali e destini chiari e condivisi - a prescindere dalla loro legittimità - il percorso da intra-prendere è altrettanto evidente. Al contrario, un modello di vita aperto e indetermi-nato se consente da un lato maggiori possibilità, dall’altro amplia anche i margini di rischio e di instabilità.

In relazione alle nuove generazioni, ciò configura un ulteriore tratto che caratterizza il nostro tempo: prima era atteso e indiscusso che il centro fondamen-tale fosse la riproduzione statica della società e ciò implicava una logica di investi-mento di lungo periodo, resa possibile da un contesto previsto e prevedibile che, a fronte di sacrifici e investimenti, garantiva risultati professionali e sociali. Oggi invece viviamo nell’epoca dell’incertezza , un’epoca, cioè, che essendo imprevedibile richiede all’individuo una logica e una capacità di adattamento elevate e che riduce il senso della pianificazione e della programmazione portando a valorizzare il tempo presente, l’unico conoscibile e controllabile.

Il nostro sembra essere dunque un momento storico in cui la vita si caratterizza per la necessità di essere costruita e ricostruita giorno per giorno, attraverso ridefi-nizioni e adattamenti continui e successivi.