Quando si parla di Italia non si può non pensare alle città d’arte e all’enorme patrimonio museale che rende unico il nostro Paese. Nonostante questo, da sempre, i Musei Italiani sono al centro di polemiche e critiche per la gestione e per la perdita continua di visitatori (tranne alcune grandi realtà più che consolidate e conosciute dai turisti internazionali). C’è però da sottolineare un dato: i Musei italiani sono frequentati soprattutto da visitatori stranieri, che negli ultimi mesi, con l’emergenza sanitaria che ha colpito duro anche nel nostro Paese, sono mancati.
Quanto sono costati i mesi di chiusura ai musei italiani? Non poco. Secondo i dati diffusi dall’Ufficio Statistica del Sistan (Sistema Statistico Nazionale del Ministero della Cultura) infatti nel 2020 hanno perso il 75% dei visitatori (soprattutto a causa delle chiusure e del calo del turismo) e il 78% di introiti. Durissimo il conto presentato dal Parco Archeologico del Colosseo, con un -85,74% dal punto di vista dei visitatori e un -84,63% sugli incassi. Perdite superiori all’84% anche per Pompei, mentre gli Uffizi riescono a difendersi con un -72,5% di visitatori e -75,77 di incasso.
Sono dati durissimi da scorrere, soprattutto perché non tutti i 268 enti museali italiani avranno le stesse capacità di ripresa dei tre luoghi appena citati. Ma in questo conteggio così asettico non rientra la capacità di reinventarsi che molti di questi istituti hanno dimostrato anche nei mesi più duri dell’emergenza sanitaria. Non sono prese in considerazione le tantissime visite virtuali organizzate dai Musei o dalle guide autorizzate, così come le iniziative e le tavole rotonde digitali organizzate con Direttori, curatori e alcuni tra i più importanti nomi del panorama culturale e museale italiano. Si tratta di iniziative che, oltre a mantenere vivo il contatto tra i Musei e i loro frequentatori abituali, hanno avuto il valore di incontrare una fetta di pubblico fino ad ora molto difficile da raggiungere: i più giovani. È infatti questo il pubblico sul quale si dovrà contare per la ripresa, rinnovando mezzi e linguaggi nell’ottica di rendere più attraente, senza mai snaturarlo, l’immenso patrimonio culturale e museale del nostro Paese.
Sicuramente nella creazione delle nuove politiche di gestione dei poli museali e culturali in genere, non si potrà prescindere dal coinvolgere i più giovani nelle attività volte al rilancio. Non è infatti pensabile che non ci siano le Politiche Giovanili alla base delle azioni per il rilancio e la ripresa dei musei italiani. Sono proprio i cittadini più giovani a dover animare questi spazi, con energie e magari anche con idee nuove, che lascino il segno e attirino maggiormente l’attenzione. Se infatti luoghi come il Colosseo, gli Uffizi o il Parco Archeologico di Pompei, potrebbero tornare con minor fatica ai livelli pre-Covid, per realtà più piccole, ma altrettanto importanti, la strada sembra essere molto più in salita.
Non si potranno più ripercorrere i vecchi schemi nella gestione della cultura e del patrimonio museale italiano, ma servirà puntare su un rinnovamento. È quindi nelle partnership con i privati, con le scuole e sulla costruzione di una forte relazione con i giovani e con il territorio che queste istituzioni culturali dovranno necessariamente fare i conti.
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