È un brutto momento per la Lega in Europa. L’indizio più corposo lo offre la decisione di lasciare libertà di coscienza agli eurodeputati sulla revoca dell’immunità agli indipendentisti catalani. Al tempo di Bossi – quando il Carroccio era solo Padania e piccole patrie – i leghisti avrebbero votato “no” a occhi chiusi. Ora invece hanno chiuso gli occhi per non vedere. E così ciascuno ha votato come gli pareva alla faccia dell’autodeterminazione dei popoli. Il voto su Puigdemont e compagni è tuttavia solo la punta dell’iceberg piazzato sulla rotta di Salvini e che questi cerca di dribblare muovendo il timone un po’ di qua e un po’ di là. In realtà, il zig-zag del Capitano non rivela una tattica, ma una difficoltà: naviga a vista.
Salvini è alleato con Marine Le Pen e AfD
Cerca un altro gruppo, ma senza sapere quale e soprattutto con quali compagni di strada. Al momento, i suoi 27 euro-onorevoli sono accasati in Identità e Democrazia assieme ai francesi di Marine Le Pen e ai tedeschi di AfD. Ma questi ultimi sono la bestia nera di Angela Merkel, la cancelliera che dà la carte a Bruxelles come a Strasburgo. Esserne perciò alleati equivale a condannarsi all’irrilevanza. Per questo Giorgetti, vero demiurgo del “sì” a Draghi. spinge ora per avvicinare la Lega al Ppe, indirizzo europeo di Forza Italia. Ma Salvini lo giudica un azzardo mortale. Non ha tutti i torti. Una capriola del genere schiuderebbe agli occhi di Giorgia Meloni una prateria immensa. Tanto più che la leader di FdI è all’opposizione a Roma ma saldamente alla guida dei Conservatori e Riformisti (Eccr) in Europa. Un gruppo eurocritico, libero da questioni di “impresentabilità”.
Giorgia Meloni, alleata-concorrente
È il motivo per cui Salvini osserva con interesse le mosse di Viktor Orban, il premier ungherese, il cui partito – Fidesz – ha lasciato il Ppe un minuto prima che il Ppe cacciasse lui. Orban potrebbe iscrivere i suoi 12 eurodeputati all’Eccr e ricongiungersi ai polacchi del Pis con cui già condivide il cosiddetto gruppo di Visegrad. Salvini vorrebbe essere anche lui della partita. Ma lo penalizza il legame con la Le Pen, ritenuta troppo amica di Mosca. E si sa quali incubi ancora produca la stella rossa del Cremlino sulle nazioni dell’Est. Nello stesso tempo il Capitano è vincolato da un accordo a restare in alleanza fino al 2022, anno delle presidenziali francesi. E così resta in mezzo al guado. Un brutto momento, davvero.
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