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ROMA CAPUT MUNDI

Roma. Un nome che da solo evoca innumerevoli immagini e affascinanti suggestioni immerse nella storia millenaria di questa città, dove coesistono manifestazioni grandiose in ogni campo della cultura, della scienza e della tecnica. Roma non è solo una città, Roma è un simbolo. Il simbolo della bellezza e come tale rappresenta l’Italia nel resto del mondo.

Per questo motivo Roma è stata per decenni meta di milioni di turisti all’anno, e tutte le amministrazioni che si sono succedute hanno dato grande risalto, giustamente, a questo aspetto della città eterna. Tuttavia il Covid con le sue restrizioni ha fatto capire quanto una visione di Roma esclusivamente votata al turismo sia limitante per la sua crescita.

Per esempio quando in passato si è deciso di pedonalizzare via dei Fori Imperiali qualcuno si è domandato che impatto avrebbe avuto sulla viabilità del cittadino romano che tutti i giorni percorreva quella fondamentale arteria viaria?

Oppure quando si sono creati chilometri di piste ciclabili restringendo carreggiate di strade già ingolfate, si è quantificata la riduzione dei fatturati che avrebbe generato per quelle attività commerciali che a causa di quei lavori hanno visto ridurre ulteriormente l’appetibilità dei loro locali?

Il centro città è ormai desertificato a uso e consumo dei turisti che però, a causa del Covid, non riempiono neanche più quelle attività commerciali che avrebbero almeno in parte beneficiato di questa politica miope.

In periferia invece le strade sono dei colabrodo, ad ogni pioggia le caditoie non pulite vomitano tonnellate d’acqua che invadono l’asfalto, i giardini non sono curati, il verde cosiddetto verticale viene costantemente deturpato da opere di capitozzatura approssimativa e pericolosa. Per non parlare degli autobus. Avete mai provato a stare seduti nelle ultime file di un autobus in piena estate? Chi come me abbia fatto questa esperienza sa che il calore del motore non permette di resistere per più di qualche minuto…e poi ci si chiede perché prendano fuoco…

A questo punto il lettore che mi ha seguito fin qui sarà preso dallo sconforto e avrà quasi deciso di interrompere la lettura per dedicarsi a qualche pagina del suo fumetto preferito, ma lo invito a concedermi un ultimo minuto, perché la soluzione a tutto questo degrado esiste.

Stupirò forse ancora il lettore dicendo che il problema non sono le amministrazioni che si sono succedute (Raggi et similia) ma è una visione della città che deve cambiare. E’ necessario che la politica riscopra il valore delle persone che abitano e vivono quotidianamente le nostre città, grandi e piccole. I cittadini non sono meri consumatori dei servizi offerti dal comune o dagli altri enti, ma sono il cuore pulsante dei centri abitati. In concreto per Roma sarebbe sufficiente avere il coraggio di applicare fino in fondo la legge istitutiva di Roma Capitale con la quale al nostro grande Comune sono state attribuite competenze aggiuntive rispetto agli altri enti territorialidi prossimità a fronte di maggiori ma insufficienti fonti di finanziamento.

Cari lettori, il fil rouge di tutti gli annosi problemi della Capitale d’Italia non è la mancanza di trasparenza, non è neanche il malaffare, ma è la strutturale mancanza di denari. Tale carenza non è casuale ma è conseguenza di una chiara volontà politica che si è manifestata nel combinato disposto del liberalismo nel mercato dei beni e dei servizi (privatizzazioni) e del patto di stabilità. Vi siete mai chiesti a chi vanno i profitti dell’Acea da quando è stata privatizzata? E quanto credete, per esempio, che sia stato investito nell’infrastruttura idrica da tale anno domini?

Quando scardineremo questi due pilastri della visione economica cara a Bruxelles saremo in grado di risollevare le sorti magnifiche e progressive di Roma. E farla tornare Caput Mundi.